C’erano una volta… le ludoteche. E loro, Italo, Roberta, Simona, Pier Paolo, cagliaritani, ora hanno davvero paura di non farcela. E raccontano a Casteddu Online questo enorme momento di difficoltà, comune a tante altre attività: “Abbiamo aperto la nostra ludoteca più di due anni fa e si è subito rivelata la scelta giusta- raccontano- con tanta passione, ogni giorno, abbiamo proposto ai nostri piccoli ospiti i valori, i sogni e gli aspetti fiabeschi del mondo che, per fortuna sono ancora una realtà. Nel nostro piccolo ci siamo impegnati a mostrare loro quanto il mondo è e può essere bello e siamo stati ripagati dalla loro attenzione, partecipazione e soprattutto dal loro affetto. Bellissimo il rapporto umano con le famiglie che ci hanno dato fiducia e con le quali da subito si è creata e consolidata nel tempo una sincera amicizia, uno scambio costante di consigli, idee e stima reciproca. Attività ludiche, laboratori, corsi, campi estivi e tanto gioco. Purtroppo, improvvisamente, il 5 marzo 2020 adeguandoci alle disposizioni ministeriali legate all’emergenza Covid-19, abbiamo dovuto sospendere l’attività”.
La ludoteca “I 5 Acquerelli” dunque è sbarrata, e chissà ancora per quanto lo sarà: “Inizialmente confusi, anche dalle notizie apprese dalle Istituzioni attraverso i media, ci siamo illusi ingenuamente che la sospensione sarebbe stata relativamente breve, con una riapertura consentita da lì a qualche giorno. La realtà è stata, come tutti sappiamo, ben diversa. L’emergenza si è rivelata terribilmente seria e si è trasformata nella pandemia globale che noi tutti ormai conosciamo: inimmaginabili sofferenze e tantissime vittime. In questo periodo tutt’altro che breve, abbiamo mantenuto i contatti con i nostri bambini che ogni giorno ci manifestano il loro affetto con messaggi audio e foto. I nostri bambini ci mancano, ci mancano tanto. Cerchiamo di incoraggiarli e vorremmo rispondere che ci vedremo presto e che torneremo a giocare insieme ma, a tuttoggi, neppure noi sappiamo quando e se potremo riaprire. E se le nuove disposizioni tengono ancora chiusi bar, negozi, uffici e ristoranti, abbiamo sempre più il sospetto, se non la certezza che le attività come la nostra saranno le ultime a riaprire. Diventa inoltre sempre più gravoso e insostenibile il peso della situazione economica che si è venuta a creare. Affitto, bollette, imposte e rate da pagare senza nessun introito economico. Venendo meno gli incassi, viene meno anche il sostentamento che le famiglie coinvolte traevano dall’attività. Le misure economiche di sostegno disposte dal Governo (ammortizzatori sociali) non sono ancora pervenute e in ogni caso limitate ad un parziale contributo per il costo del personale, non certo sufficienti per coprire le spese. Il decreto “Cura Italia” non si è rivelato purtroppo l’aiuto che le realtà come la nostra si aspettavano. Nella sostanza si tratta di un finanziamento, seppur garantito dallo stato. Ci viene offerta un pò di liquidità al momento, che andrà restituita aggiungendo “spese alle spese”. Il periodo di ammortamento è decisamente breve e l’importo finanziabile molto limitato, soprattutto per attività come la nostra (micro imprese) che possono contare solo sul 25% del fatturato dell’anno precedente: una somma irrisoria se parliamo di società attive da qualche anno, con un fatturato si, in crescita, ma non certamente elevato. Le poche migliaia di euro che si otterranno (se si otterranno, perchè contrariamente alle aspettative l’iter burocratico sembra piuttosto lungo e farraginoso), saranno appena sufficienti per pagare qualche mese di affitto arretrato e le imposte, non certo per ripartire. E per quanti mesi di soppravvivenza? La data di riapertura infatti, non è stata nemmeno ipotizzata.
La sensazione è quella di essere davanti a un rischioso gioco al “prendere o lasciare”, una condizione paradossale.
Accettare oggi per tentare di ripartire, potrebbe rivelarsi un domani una scelta irresponsabile che può portare ad un futuro più incerto? Siamo onestamente confusi.
Si sente tanto, e spesso, in questi giorni parlare di attività e settori produttivi quali l’edilizia, l’artigianato, l’agricoltura e soprattutto il turismo danneggiati, più o meno tutti, da questa emergenza. Sembra che, giustamente, a loro saranno destinati aiuti e misure economiche di sostegno dedicate. E le attività come la nostra? Centri per l’infanzia quali ludoteche, spazio bambini, sale feste, tutte quelle realtà divenute, nel corso degli anni, strutture a sostegno delle famiglie e veri punti di riferimento per genitori e bambini, durante gli orari extrascolastici. Siamo realtà completamente diverse dalle scuole, accogliamo un numero molto limitato di bambini in spazi relativamente ampi, certamente non in condizioni di sovraffollamento. Dall’inizio dell’emergenza siamo assimilati però agli istituti scolastici e ne viviamo e subiamo le stesse dinamiche. Il nostro fatturato però è limitato agli ingressi e ai servizi offerti giornalmente ai clienti, senza nessuna possibilità di riprogrammare l’attività. Vien da se che finchè le nostre strutture rimarranno chiuse, il nostro fatturato è azzerato e, ogni giorno che passa, continua un inevitabile declino iniziato i primi di marzo.
Insomma, pur pagando regolarmente e puntualmente tutti gli oneri, le imposte e le tasse dovute, oggi per le istituzioni siamo invisibili se non inesistenti”.












