Con joystick in mano, si potrà vivere una storia horror virtuale: “Idili” promette di regalare una coinvolgente esperienza a tal punto da invitare i giocatori a visitare dal vivo i luoghi in cui sono ambientate le vicende. È stato realizzato per essere la tesi di laurea di Stefano Piras, il giovane che si è laureato al conservatorio di Cagliari e ha deciso di frequentare, successivamente, il master “Musica per videogiochi” presso il conservatorio Santa Cecilia di Roma. E perché, allora, non creare qualcosa che racchiudesse anche una promozione del territorio sardo? I nuraghi, d’altronde, sono sempre state costruzioni che conservano ancora quel giusto mix tra mistico, spirituale e occulto: monumenti unici che fanno ancora sognare e pensare come la dimora degli abitanti di Atlantide, l’isola, forse, non immaginaria di Platone dove ricchezza e abbondanza dominarono sino al cataclisma che spazzò via tutto. Chi è appassionato dei videogiochi non può non amare la suspense e la tensione che l’horror garantisce e che accompagna una coppia straniera che decide di trascorrere il solstizio d’estate proprio nel nuraghe che in origine si chiamava “su Idili”, come la località che lo accoglie. L’opera è stata presentata ieri presso i locali della biblioteca, “complimenti a Stefano Piras, che ha realizzato il progetto con la collaborazione di Alessio Porceddu e Andrea Meli” ha comunicato il sindaco Luca Pilia. “Un pomeriggio intriso di modernità e tradizione, fatto di storie condivise, raccontate con passione, professionalità e competenza attraverso il linguaggio poetico e creativo del game designer” hanno spiegato i responsabili della biblioteca. “Una vera e propria immersione nel mondo innovativo e complesso del video gaming, con approfonditi passaggi sul processo di sviluppo di un videogioco, che adeguatamente curato, come in questo caso, diventa esperienza ludica finalizzata alla promozione di un bene archeologico fondamentale per il nostro territorio quale è su Idìli, il nostro nuraghe Is Paras”.
“Dobbiamo sfruttare la nostra identità per creare un tessuto economico che si basi sulla “qualità” e non sulla “quantità”, tutto questo sarà possibile se saremo in grado di offrire un servizio di qualità, un servizio unico, per il quale vale la pena visitare il nostro territorio, per il quale vale veramente la pena tornare. Per fare questo possiamo partire da una delle attività moderne più importanti: raccontare”.












