Lui è negativo, lei è positiva: i tamponi hanno già certificato il contagio Covid su una 36enne di Monserrato, Silvia, impiegata. Il suo compagno convivente, Fabio C., di un anno più piccolo, è sempre riuscito a scampare al virus. Entrambi, da settimane, vivono barricati in casa. Raccontano di aver spedito email Pec all’Ats per chiedere sviluppi, di aver ricevuto risposte solo telefonicamente e di non sapere, “dopo oltre quaranta giorni”, quando potranno varcare la soglia della propria abitazione. Oggi, 8 dicembre, la 36enne positiva ha spedito una email all’Ats, ripercorrendo tutti i vari passaggi e specificando, alla fine, di non essere “più disposta a considerare un’attenuante” la “gravità della situazione in generale” e il fatto che l’Azienda per la tutela della salute sia “oberata di lavoro”. Fabio C. spiega che “stiamo vivendo chiusi in casa da tante settimane. Possiamo uscire solo per buttare la spazzatura, per la spesa ci aiutano a turno i nostri amici. Sappiamo che dopo ventuno giorni l’isolamento finisce, ma serve avere il foglio dell’Ats. A oggi non è ancora arrivato”. Silvia aggiunge che “ho avuto la febbre il 24 ottobre, dolori e mal di gola. Tutti sintomi scomparsi già il ventinove ottobre. La febbre, da quel momento, non mi è più tornata e, fisicamente, sto benissimo. Penso di fare parte, come riporta la circolare del ministero della Salute del dodici ottobre 2020, dei casi a lungo termine. Vale a dire che, dopo 21 giorni, anche se sono ancora positiva ma non ho sintomi, posso interrompere l’isolamento”. Ecco, di seguito, la lettera che hanno inviato alla nostra redazione.
“Io e la mia compagna siamo in isolamento dal 29 ottobre e a oggi 8 dicembre non sappiamo quando verremo liberati e la sensazione è di essere finiti nel dimenticatoio dell’Ats. Considerato che probabilmente non siamo gli unici in questa situazione credo che sia opportuno far conoscere a tutti questo grave malfunzionamento affinché chi di dovere possa intervenire per rendere più umana questa procedura. Il 29 ottobre lei è stata segnalata all’Ats perché aveva avuto i sintomi da Covid-19 e ci siamo quindi messi in isolamento totale e abbiamo chiesto al suo medico di base di fare la segnalazione all’Ats, correttamente inviata lo stesso giorno. Nelle settimane successive non abbiamo ricevuto nessun contatto e abbiamo provato inutilmente a contattare sia l’Ats che l’Usca senza avere risposte. L’unico numero che rispondeva era il numero verde dell’Ats che però come unica risposta diceva che le segnalazioni non erano di loro competenza e ci davano dei numeri fissi ai quali non rispondeva nessuno. Miracolosamente l’11 novembre una dottoressa risponde e ci prenota il tampone per il giorno successivo. Il 12 facciamo quindi il tampone e il 16 riceviamo l’esito: lei positiva, io negativo. Di nuovo nessun contatto da parte dell’Ats e nessuna risposta ai numerosi numeri fissi ai quali chiamavamo. Di nuovo, dopo 5 giorni di telefonate a vuoto, miracolosamente risponde sempre la stessa dottoressa che ci fissa il secondo tampone per il 23 novembre. Sempre stesso esito, lei positiva e io negativo. A questo punto iniziano le telefonate dell’Ats che ci contatta ogni due/tre giorni e veniamo finalmente contattati per il tracciamento. Il tracciamento viene quindi fatto dopo quasi un mese, rendendo ormai inutile tale procedura. Chiediamo di poter dare il codice di Immuni ma tutti ci dicono che loro non lo possono comunicare e nemmeno sanno dirci a chi dovremmo darlo. A questo punto viene fissato il terzo tampone solo alla mia compagna, mentre a me viene detto a voce che sono libero. Dopo due giorni contrordine, e viene fissato il terzo tampone anche a me per il 30 novembre (fortunatamente non ero uscito di casa). Io sono sempre negativo, lei sempre positiva. In ogni caso sappiamo che l’isolamento non può andare oltre i 21 giorni dal primo tampone, come previsto dalla Circolare del ministero della Salute del 12 ottobre. Ci aspettiamo quindi di ricevere un provvedimento di fine isolamento il 3 dicembre ma così non è. Veniamo contattati due volte, il 2 dicembre dove ci viene detto di pazientare ancora qualche giorno e il 4 dicembre dove ci viene detto che dobbiamo aspettare alla settimana successiva (perché? per quale motivo? fino a quando? Nessuna risposta). Ad oggi 8 dicembre non siamo stati ancora contattati e né io né la mia compagna possiamo uscire di casa perché il suo provvedimento dice espressamente che deve ricevere un provvedimento di fine isolamento. Sono passati ormai più di 40 giorni e, seppur capendo il difficile momento, riteniamo che non sia possibile privare le persone della propria libertà senza dare risposte, tempi e procedure chiare. Non siamo sicuramente gli unici in questa situazione e questo è ancora più grave. Ci chiediamo come sia possibile che i cittadini che rispettano con volontà e motivazione le indicazioni fornite possano essere trattati in questo modo, completamente abbandonati e senza nessun punto di riferimento”.











