Una scelta in piena libertà, quella presa da Cristina Piddiu, infermiera sarda di cinquantasette anni in una delle zone rosse decretate dal Governo per l’emergenza Coronavirus, Reggio Emilia. Da decenni vive a Gualtieri e lavora nell’ospedale di Guastalla: “È quello che è stato attrezzato per fronteggiare eventuali casi di Coronavirus”, esordisce la Piddiu. “Lavoro nell’Ausl romagnola, per l’esattezza nell’unità operativa dei poliambulatori dove ci sono i vari specialisti”. La donna, già da mesi, ha acquistato un biglietto aereo per poter tornare dai suoi parenti a Pula: “Due biglietti di andata e ritorno, per la precisione, uno per me e l’altro per mio marito. Il decollo è previsto per il prossimo diciannove marzo, ma non voglio partire perchè potrei o essere contagiata o contagiare il Coronavirus. Sono sanissima”, precisa l’infermiera, “ma la prudenza in questi casi non è mai troppa”. Il problema, però, è nato quando la Piddiu ha provato a spostare le date del suo viaggio: “Ryanair mi ha detto che, allo stato attuale, tutti i voli sono pienamente operativi e che non è previsto nessun rimborso per chi sceglie di non partire”. Una regola già nota da anni, quella della compagnia low cost irlandese.
“Con l’emergenza del Coronavirus, però, la trovo decisamente assurda”, incalza l’infermiera. “Lavoro da tanti anni nel mondo della sanità e conosco tutti i possibili rischi nel viaggiare a bordo di un aereo insieme ad altre decine di persone, proprio mentre stanno aumentando i casi di contagio del virus cinese. La mia è una scelta dettata dalla coscienza e dalla conoscenza, spero vivamente che il presidente sardo Christian Solinas possa fare qualcosa per evitare che possano aumentare i casi di persone positive al virus provenienti dal resto dell’Italia”.









