Hanno tutti i documenti in regola, con tanto di bolli, firme ed eventuali timbri. Ma i loro conti correnti sono miseramente vuoti, dopo una vita trascorsa a lavorare o, in alcuni casi, a badare alla famiglia e ad aver già versato lacrime per la scomparsa di un caro. Eccoli, i sardi rimasti senza la pensione. Da tre mesi, ed è già tanto visti i prezzi alle stelle e i costi della vita in generale, ma anche da due anni, e allora l’unica speranza per sopravvivere è quella di farsi aiutare dai parenti, in attesa che l’Inps si faccia viva. Arriva da Serdiana una delle tante storie folli, a raccontarla è Maria Patrizia Cabiddu, 63 anni, reduce da due tumori benigni alla gola e decenni trascorsi a lavorare nel settore pubblico: “Sono stata una dipendente comunale. Dal primo giugno, grazie alla quota 100, sono andata in pensione. Ho spedito tutte le carte all’Inps, ho dovuto pagare anche mille euro per la regolarizzazione della mia posizione. Dopo tre mesi, non mi è ancora arrivato nemmeno un centesimo dei 1300 mensili che mi spettano”, racconta la donna. “Ho terminato, ormai, i miei risparmi, e non so più che fare. Ho provato a mettermi in contatto con l’Inps tramite il sito, su Myinps con lo Spid, ma anche telefonando: cade la linea. Sono riuscita, tra mille difficoltà, a ottenere un appuntamento, proprio per domani, nella sede di Cagliari. Ho paura che le lungaggini burocratiche mi lascino per chissà quanto altro tempo senza soldi”, prosegue la 63enne. “E i soldi mi servono anche per curarmi. Ho necessità, infatti, di iniziare un corso di logopedia per recuperare la voce dopo i due cancri che mi hanno colpito alla gola”.
Non se le passano meglio nemmeno Rosanna Cadoni e Maria Laura Sanna, entrambe residenti a Decimomannu. A raccontare le loro odissee è il nipote, Piergiorgio Sanna. La prima delle sue zie, la Cadoni, attende la pensione “da due anni, da quando ha maturato il diritto in seguito ai contributi versati. La sua pratica, però, assurdamente, risulta ferma negli uffici dell’Inps. Sono stati eseguiti vari solleciti ma, dopo 24 mesi, la risposta è sempre uguale: ci viene detto che la pratica è in lavorazione e che avrà tutti gli arretrati”. Una situazione folle, ma la Cadoni è fortunata: “Mia zia fa la commerciante e può quindi continuare a lavorare. Se così non fosse, come avrebbe potuto assolvere ai bisogni essenziali senza nessun introito?”. Va molto peggio ad un’altra residente decimese, Maria Laura Sanna, 66 anni: “A marzo ha perso il marito, morto dopo una breve malattia. Mia zia era ed è una casalinga, quindi priva di introiti, ed ha diritto alla pensione di reversibilità del coniuge, defunto. Anche in questo caso”, denuncia Piergiorgio Sanna, “la risposta è quella del caso precedente, con la differenza che lei non ha ad oggi, e da marzo, nessun reddito, e va avanti da allora solo grazie ai nostri aiuti. Situazioni simili non sono degne nemmeno di un paese sperduto del continente africano, ed è assurdo che l’Inps ignori così queste legittime istanze. Trovo altrettanto assurdo che, quando sia il cittadino a sbagliare nei confronti dello Stato, lo Stato stesso non perda tempo a sanzionare mentre, nel caso opposto, oltre agli arretrati, l’ente non sia obbligato a corrispondere gli interessi per gli anni di ritardo”.











