In Sardegna un’emergenza sociale senza precedenti. Oltre 128mila famiglie sarde, 10mila in più rispetto al 2023, sprofondano nella morsa della povertà relativa, come rivela il drammatico XX Rapporto Caritas illustrato a Sassari.
Il quadro è desolante: la povertà assoluta si è “cristallizzata”, un campanello d’allarme che indica una situazione disperata da cui è quasi impossibile uscire. Sono 10.418 le persone che hanno varcato la soglia dei 78 centri di ascolto dell’isola, un numero che non accenna a diminuire.
A farsi carico del peso maggiore sono le donne, la maggioranza tra chi chiede aiuto, spesso con un basso grado di istruzione e disoccupate. La fascia d’età più colpita, tra i 50 e i 59 anni, racconta storie di solitudine e mancanza di reti sociali. Ma l’orrore non finisce qui: il 50% di chi si rivolge alla Caritas è disoccupato, ma anche chi ha un impiego, dai giovani ai pensionati, non riesce ad arrivare a fine mese.
Il 54,6% delle richieste riguarda bisogni economici e lavorativi, con la piaga del lavoro “nero” che prolifera. L’87,2% delle richieste è per beni materiali, un aumento vertiginoso. E dietro la povertà materiale si cela un’altra tragedia: 42mila persone soffrono di depressione e 140mila mostrano fragilità depressive, vittime di un doppio stigma.
Un grido d’allarme, quello della Caritas, a cui si uniscono le istituzioni locali, come il caso del sindaco di Sassari, che denuncia l’assenza di un fondo sociale unico per fronteggiare questa catastrofe sociale.












