Ieri “una donna si è presentata nella sala d’attesa del Pronto Soccorso con un coltello in mano, brandito davanti ad altri utenti e agli operatori in servizio. La situazione è stata contenuta solo grazie all’intervento delle forze dell’ordine, ma poteva degenerare in una vera tragedia. Un episodio che, se possibile, supera i già allarmanti livelli di rischio denunciati nella nostra precedente comunicazione.
Ma ciò che riteniamo ancora più grave è l’assordante silenzio da parte della Direzione Aziendale.
Nessun confronto, nessuna convocazione, nessun atto concreto. Solo una nota del Rischio Clinico che, oltre a non fornire risposte adeguate, appare del tutto scollegata dalla realtà drammatica che il personale vive quotidianamente”.
Di fronte a questi fatti “non possiamo che denunciare con forza l’assoluta assenza di una vera cabina di regia, di una struttura di comando operativa e responsabile che si assuma la gestione di un problema che, ormai è evidente, non riguarda più solo il Pronto Soccorso, ma tutto l’Ospedale San Michele e, più in generale, l’intera ARNAS Brotzu.
Gli operatori sono abbandonati. Non c’è una linea di intervento visibile, non c’è prevenzione, non c’è sicurezza. Ci chiediamo, e chiediamo con urgenza: chi è che decide? Chi assume la responsabilità? Chi guida questo sistema?
È ora di finirla con i tavoli senza esiti, con i ruoli fittizi, con le risposte burocratiche a problemi che sono ormai di ordine pubblico. Serve un cambio di passo radicale. Serve un’azione vera”.
In riferimento a quanto previsto dalla procedura aziendale “Gestione Atti di Violenza a Danno degli Operatori della Sanità nell’Esercizio delle loro Funzioni”, “viene richiesta immediata chiarezza su: la reale esistenza e ubicazione dello Sportello di Ascolto e Supporto Psicologico, gli orari di apertura e le modalità di accesso, le azioni informative e di pubblicizzazione rivolte agli operatori dell’Azienda.
Perché, ad oggi, parrebbe nessuno ne sappia nulla, nessuno abbia visto nulla, nessuno sia stato informato di nulla.
E viene spontaneo chiedersi se tale sportello sia mai stato realmente comunicato, pubblicizzato, fatto conoscere e valorizzato nel tempo, o se più banalmente, sia rimasto un’iniziativa formalmente annunciata ma praticamente assente o dimenticata.
Abbiamo la sensazione che i soggetti coinvolti in tutti gli ambiti descritti ricoprano un ruolo puramente simbolico e non operativo.
Ribadiamo con la massima fermezza quanto già richiesto, ovvero che si proceda immediatamente all’inversione dei locali destinati alla guardiania e a quelli attualmente occupati dalle forze dell’ordine. Le forze di polizia devono essere collocate in una posizione con vista diretta sulla sala d’attesa, per garantire un controllo costante sull’utenza e rappresentare un deterrente reale e non solo formale.
Chiediamo inoltre che l’Azienda valuti seriamente l’introduzione dell’uso delle bodycam per il personale sanitario e per gli operatori della vigilanza, misura già adottata, con riscontri positivi, in diverse realtà sanitarie regionali.
Regioni come Emilia-Romagna, Lazio, Toscana, Lombardia e Veneto hanno attivato progetti pilota o avviato sperimentazioni concrete, in alcuni casi estese a più strutture ospedaliere. I vantaggi dell’introduzione delle bodycam sono chiari e comprovati: rappresentano un deterrente immediato nei confronti di soggetti potenzialmente violenti, consentono di documentare con precisione le dinamiche degli episodi aggressivi e di accertare responsabilità in modo oggettivo. Al contempo, aumentano il senso di sicurezza percepita sia da parte del personale che degli utenti e rafforzano una cultura di trasparenza e tutela del lavoro sanitario.
Non si tratta di soluzioni miracolistiche, ma di strumenti concreti, efficaci e facilmente implementabili, che molte altre amministrazioni hanno già scelto di adottare con coraggio e responsabilità, senza aspettare ulteriori tragedie.
La misura è colma.
Il personale sanitario non può essere lasciato a rischio, senza difese, in ambienti sempre più ostili e pericolosi.
Non ci accontenteremo più di rassicurazioni vuote o di atti amministrativi senza ricadute concrete. Pretendiamo misure immediate, verificabili e durature.
Se la Direzione Aziendale non è in grado di garantire la sicurezza dei propri lavoratori, abbia il coraggio di ammetterlo apertamente.
Noi non ci fermeremo. Proseguiremo in ogni sede opportuna la nostra battaglia, non solo sindacale, ma civile e morale, dei lavoratori che con professionalità e senso del dovere, continuano a garantire assistenza qualificata ai cittadini nonostante le condizioni operative siano sempre più proibitive”.









