Una vacanza rovinata da un incidente e dalla sanità sarda sempre più lumaca. Virginia Perroni non avrà, molto probabilmente, un bel ricordo della Sardegna. In vacanza nel nord dell’Isola, la 29enne, originaria di Roma, ha avuto un incidente: durante un bagno a Cannigione ha sbattuto contro uno scoglio, restando ferita al volto. Portata all’ospedale di Olbia, è iniziata una lunga odissea, durata più di dodici ore. L’attesa dentro l’ambulanza, al caldo e senza acqua, poi i tempi biblici prima di una Tac che, fortunatamente, ha escluso un trauma cranico. “Tutto mi sarei immaginata tranne che la prima mattina del primo giorno di vacanza mi frantumassi la faccia su uno scoglio. La cosa più brutta è stata lo spavento. Sono fortunata però perché me la caverò con un po’ di pazienza e tubetti interi di connettivina”, scrive la giovane su Facebook, dopo essere uscita dal Giovanni Paolo II e, su TikTok, aver raccontato il suo calvario all’interno dell’ospedale di Olbia. Un racconto che è stato fatto anche dal padre della Perroni, Ludovico. Che ha taggato il sindaco di Olbia, Settimo Nizzi, e il presidente della Regione, Christian Solinas: il post non è sicuramente un inno alla buona sanità. Eccolo, di seguito.
Buongiorno, gentilissimi Christian Solinas e Settimo Nizzi. Vi scrivo per farVi presente la ‘grave’ situazione in cui versa l’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia. Sarò breve, mia figlia ieri mattina alle ore 11:30 da Cannigione ha raggiunto in ambulanza l’ospedale Giovanni Paolo II di Olbia con diagnosticato un trauma facciale causato da un violento impatto contro uno scoglio semi sommerso. Parcheggiata l’ambulanza alle 12:00, vi ha trascorso quasi due ore all’interno senza aria condizionata con più di quaranta gradi di caldo, un collare al collo, senza acqua, senza nessun primo soccorso ( il sangue le colava dal viso) e negandole qualsiasi contatto con i familiari accorsi. Verso le ore 14:00 è stata ‘visionata’ da un’infermiera isterica fatta scendere e messa su una sedia in attesa di una visita e di fare una Tac Da quel momento sono trascorse quasi dodici ore di attesa e nonostante (con le lacrime agli occhi) avesse più volte pregato di avere un minimo di assistenza tipo un bicchiere d’acqua, le é stato negato il cambio della mascherina completamente intrisa di sangue e cosa ancora più grave è stata messa in uno spazio dove venivano ricoverati casi da Covid! Alle 24 è stata visitata e fatta la Tac, per fortuna dall’esito negativo. A questo punto vi domando:
nel caso avesse avuto un emorragia in corso, secondo voi dopo dodici ore ci sarebbero state delle complicazioni? Spero capirete e che questo mio sfogo vi faccia riflettere e prendere dei seri provvedimenti.
Provo grande sconforto, rabbia e un profondo disgusto verso una ‘sanità’ che non rispetta il cittadino nei suoi diritti”.











