Tutto secondo copione, tutto come era prevedibile alla vigilia della più attesa e difficile direzione regionale del Pd, quella che dovrà decidere sulla candidatura a presidente della contestatissima Francesca Barracciu, indagata per peculato nell’ambito dell’inchiesta sui fondi ai gruppi. Anzi, quello che sta succedendo a Oristano va oltre le previsioni della vigilia. Roba da mandare in crisi persino i più scafati bookmaker inglesi: il Pd, quella direzione convocata per le 10.30, non è riuscita neppure a cominciarla.
Primo rinvio a mezzogiorno, poi alle 13 e poi chissà. I big del partito sono in conclave, insabbiati in una situazione dalla quale sarà difficile uscire: da un lato c’è la Barracciu, che ha vinto le primarie e non vuole saperne di tornarsene a casa nonostante ormai sono più quelli che non la vogliono di quelli che in coalizione, e nel partito, la sostengono. Ci hanno provato, a dirle che spetta a lei il passo indietro, forti anche di un sondaggio che la da in caduta libera: ve lo potete scordare, è stata la risposta, io vado avanti. Dall’altro, la mossa a sorpresa del presidente Cappellacci che fissando le elezioni al 16 febbraio ha sparigliato le carte e mandato a gambe all’aria ogni possibile calcolo, accorciando bruscamente i tempi per un possibile ricambio. Ma il Pd, oggi, in qualche modo deve uscirne. In corso ora c’è una riunione ristretta tra Silvio Lai, Francesca Barracciu, Renato Soru, Giampaolo Diana, Gianpiero Scanu e Siro Marroccu. Nel pomeriggio la decisione su come proseguire.










