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Una centrale termoelettrica e un impianto di bioetanolo e produzione di mangimi a Portovesme, il cuore industriale del Sulcis-Iglesiente, la provincia più povera d’Italia. Due progetti su cui sono pronti a investire grossi imprenditori stranieri e che porterebbero una boccata d’ossigeno in termini occupazionali, con 1300 posti di lavoro, ma di fatto fermi al palo da due anni. Il presidente di “Movimento per la Sardegna – Sardi nel mondo” scrive una lettera al ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, per esporre la situazione drammatica che vive la Sardegna, in particolare il Sulcis, e per premere sulla realizzazione dei due progetti. Ma anche per denunciare la politica del “non fare” e “non decidere” adottata in questi anni dal Ministero.
“Da due anni – scrive nella lettera il presidente del Movimento, Pietro Casula – cerchiamo di portare all’attenzione del suo Ministero un progetto per la costruzione di una centrale termoelettrica da 300 Mw ad alto rendimento e basso impatto ambientale nell’area di Portovesme, elaborato dalla società Hummel Energie Projekt GmbH, per risolvere in maniera definitiva, economica e ambientale le esigenze di energia elettrica e termica delle imprese che operano nel distretto industriale del Sulcis. A questo progetto si aggiunge la proposta di una società svizzera, la Angico AG, che progetta di costruire un impianto di Bioetanolo e produzione di mangimi di ottima qualità”.
Si tratta di investimenti di 750 milioni di euro, interamente finanziati da imprenditori privati stranieri. “Troviamo scandaloso essere ignorati dal suo Ministero, così come dalla Ras. La realtà del Sulcis è al limite della sopportazione sociale, ed è un controsenso ritardare l’avvio della discussione di un investimento di queste dimensioni, con importanti ricadute occupazionali su tutto il territorio: 1300 posti di lavoro”.
Le richieste del Movimento per la Sardegna. “Considerando la drammatica situazione occupazionale e sociale, che spinge sempre più giovani ad intraprendere la via dell’emigrazione, ribadiamo la necessità di avviare un confronto sui progetti con tutte le parti interessate, per giungere in poco tempo ad una decisione sulla loro realizzabilità. In caso contrario qualcuno dovrà assumersi la responsabilità di aver perso investimenti per 750 milioni di euro, che gli investitori indirizzeranno verso altri territori, portando altrove benessere, occupazione e sviluppo”.