Il No trionfa in una Cagliari disperata, addio fighetti della politica

Cagliari prima in Italia nella valanga di No lancia un segnale anche ai poteri forti della città: non è più tempo di prebende, galoppini, fratelli e fidanzate assunti negli enti pubblici. Sono finiti i tempi nei quali la gente si beveva le promesse dei politici o veniva manipolata dalle televisioni: anche il web ci ha reso più liberi e coraggiosi. Ma la gente è “strangolata” dalle tasse da pagare e dalla mancanza di opportunità


Per le ultime notizie entra nel nostro canale Whatsapp

di Jacopo Norfo

In una Cagliari “disperata”, non è più tempo di fighetti della politica. Dietro la valanga di No che ha portato la nostra città in testa nel salvataggio della Costituzione, c’è sicuramente il grandissimo orgoglio dei sardi che hanno voluto difendere anche la loro autonomia. Dicendo no a un Senato di nominati esattamente come la Città Metropolitana cara a Zedda, uno dei protagonisti silenziosi del Sì. I cittadini con la matita in mano (indelebile o no) hanno scritto un’altra piccola rivoluzione, nel nome di Borsellino: la vittoria del No è una vittoria di libertà, contro il potere e anche contro i giornali che si sono uniformati sdraiandosi sulla posizione di Renzi, o regalando un terzo della prima pagina alla Boschi. Sono finiti i tempi nei quali la gente si beveva le promesse dei politici o veniva manipolata dalle televisioni: anche il web ci ha reso più liberi e coraggiosi, anche se purtroppo anche più rissosi.

LA FOTOGRAFIA DI CAGLIARI. Ma quella che emerge dal referendum è anche la fotografia di una città in difficoltà: sono in arrivo a fine anno una marea di tasse da pagare, i commercianti sono allo stremo e difficilmente verranno salvati dai Mercatini di Natale. Il No non può che essere un segnale forte lanciato anche ai poteri forti della città, ai galoppini di partito, agli amici e alle fidanzate dei fratelli degli assessori assunti in Comune con chiamata diretta, o agli iscritti di partito assunti senza concorso negli enti pubblici. I giovani pagati con i voucher, quando va bene, sono stati decisivi in questo voto che è diventato il plebiscito della rabbia. Cagliari è stata definita nei giorni scorsi la più bella meta turistica del 2016, ma non è riuscita a sfruttare nemmeno la sua bellezza, è una città che non produce più reddito e lascia al palo i disoccupati. Ormai da troppi anni, e il nuovo Poetto aveva illuso tanti che bastasse quello per avere sollievo. Cagliari è anche la città degli ultimi, come il povero Giuliano che dorme sotto i portici di via Roma ed è sardo, disoccupato e non riceve un euro dalle istituzioni. Cagliari è stufa di vedere le giravolte dei politici, ma veramente i partiti pensavano che la gente si fosse dimenticata delle penne Montblanc?

LA SCONFITTA DELLA POLITICA. Non ha vinto il populismo, ha perso la politica e dopo questo voto i partiti come li abbiamo conosciuti non esisteranno più. I cittadini si sono stancati delle prebende ai soliti noti. Sino a quando non verranno dimezzati gli stipendi di parlamentari e consiglieri regionali (e questo potrà farlo solo il Movimento 5 Stelle, che andrà con ogni probabilità al governo del Paese alle prossime elezioni perchè incarna la sfiducia della gente), ci sarà questa enorme distanza che si è creata tra la politica e la gente. I fighetti della politica, quelli col cravattino, i radical chic, hanno esaurito bonus e cartucce. Qui è solo questione di tempo: andranno tutti a casa, insieme a Matteo Renzi. Perchè la gente ha deciso di riprendersi la propria vita e la propria libertà. Dicendo semplicemente No.

[email protected]

 


In questo articolo: