Da un po’ di tempo sui principali mass media nazionali scorrono le immagini di Iglesias e del territorio circostante, un’idea fortemente voluta e promossa dall’amministrazione in carica che ha deciso di puntare sulla divulgazione della conoscenza delle bellezze del Sulcis e sulle tradizioni legate ad esse. Non poteva, quindi, mancare il rito della Santa Pasqua, partecipato e sentito con processioni e riti che si tramandano dal 1500 e che vedono impegnata l’Arciconfraternita della Vergine della Pietà del Santo Monte, la più antica della città. Un segno tangibile che la cultura aragonese ha lasciato in Sardegna, in particolar modo a Iglesias, dove si vivono con fervore i momenti più intensi della storia della Passione e della Resurrezione di Cristo. Dopo le processioni dove i baballottis sono i protagonisti, vestiti di bianco, incappucciati, senza volto e senza tempo, accompagnati dal suono delle matraccas e del tamburo, questa mattina, con le campane in festa, si terrà “Su Incontru” scandito da due processioni. Da una parte, dalla chiesa di San Giuseppe, con il simulacro della Madonna e i ragazzi che impersonano la Maddalena e San Giovanni e dall’altra, dalla cattedrale stessa, con Gesù Risorto. I due cortei si uniranno in un’unica processione dove il vescovo li attende per la benedizione solenne. I fedeli, come da tradizione, offriranno ai Confratelli “su coccoi de Pasca”, un pane votivo tipico della tradizione locale. La festa non finisce così: martedì si terrà “S’Inserru”, un rito unico, caratterizzato da tre inchini e tre saluti, man mano che le statue di Gesù Risorto e della Madonna si separano, per essere accompagnati, rispettivamente, nella chiesa di San Francesco e in quella di San Giuseppe. Le tradizioni che piacciono, insomma, sia ai credenti che ai laici, che possono assistere a ciò che da secoli viene rappresentato in onore del significato della Pasqua.











