I pastori sardi autonomi si sono autoconvocati in assemblea il prossimo 12 ottobre, alle 10;30, a Tramatza, per una riunione che si preannuncia infuocata. “Considerati i costi, ormai insopportabili, che le aziende agropastorali sarde sono costrette ad affrontare nel quotidiano e che gli aiuti sperati risultano essenziali per portare avanti i comparti”, spiegano Gianuario Falchi e Nenneddu Sanna, fra i protagonisti delle proteste del 2019 e delle successive trattative sul prezzo del latte, insieme a Mario Carai, Fabio Pisu, Antonio Doa e Gianluigi Argiolas, “vista la totale assenza delle associazioni di categoria e della politica, convochiamo un’assemblea straordinaria per discutere tutti insieme le azioni da intraprendere per tutelare i nostri comparti”. Al tavolo di partenariato oggi i pastori hanno avuto conferma “della devastante e ingiusta ripartizione dei fondi Pac”, da cui è escluso il comparto ovicaprino, cui si aggiunge quella che definiscono “la beffa sulle risorse del Psr”.
“La Sardegna percepirà 115 milioni di euro in meno rispetto alla precedente programmazione. Siamo delusi anche dall’entità delle risorse destinate al comparto ovicaprino per i danni indiretti subiti a causa della guerra in Ucraina. “Appena 11 milioni di euro per l’intero comparto”, protestano, “poco più di 1 euro a capo”. “Questo è il momento di decidere se arrenderci ed abbandonare tutto”, esortano i promotori della mobilitazione, chiamando i pastori sardi all’unità, “oppure se è il momento di farci valere e continuare a portare avanti i nostri comparti come hanno fatto i nostri antenati conservando così la nostra storia millenaria per far sì che anche i nostri figli possano continuare a seguire queste attività con dignità”.









