“Le associazioni ambientaliste FAI, Legambiente e WWF hanno sottoscritto fra loro un accordo per il sostegno alla produzione di energia da fonti rinnovabili senza se e senza ma, al di là della terminologia accattivante. Spiace, ma non siamo d’accordo”. Lo dice il Grig, il gruppo di intervento giuridico.
Come giustamente ricordano in questi giorni gli Amici della Terra, “la recente crisi dell’energia ha fatto scoprire a tutti che, in Italia, 15 anni di sussidi (oltre 200 miliardi) e di attenzione quasi esclusiva allo sviluppo di fonti rinnovabili intermittenti (eolico e fotovoltaico) ci hanno consentito, nel 2021, di coprire solo il 3,4% dei consumi finali di energia (1,79 Mtep di eolico e 2,14 Mtep di fotovoltaico), e che questo sforzo si è rivelato inadeguato di fronte all’emergenza. Si è rivelato inutile anche per la diminuzione delle emissioni climalteranti, che anzi sono aumentate se calcoliamo le emissioni da carbone della filiera del solare”.
Il territorio non è un banale contenitore per centrali di produzione energetica da fonti più o meno realmente rinnovabili. La grande ricchezza del Bel Paese è data proprio dalla straordinaria ricchezza dei valori naturalistici, ambientali, paesaggistici e storico-culturali. Mancanza di seria pianificazione energetica, carenza di governo pubblico delle proposte di centrali energetiche da fonti rinnovabili provenienti da privati.
Infatti, a oggi in Sardegna non esistono impianti di conservazione dell’energia prodotta.
Con la realizzazione del Thyrrenian Link, il nuovo doppio cavo sottomarino di Terna s.p.a. con portata 1000 MW, 950 chilometri di lunghezza complessiva, da Torre Tuscia Magazzeno (Battipaglia – Eboli) a Termini Imerese, alla costa meridionale sarda.
In Sardegna, al 20 maggio 2021, risultavano presentate ben 21 istanze di pronuncia di compatibilità ambientale di competenza nazionale o regionale per altrettante centrali eoliche, per una potenza complessiva superiore a 1.600 MW, corrispondente a un assurdo incremento del 150% del già ingente comparto eolico “terrestre” isolano.
Complessivamente dovrebbero esser interessati più di 10 mila ettari di boschi e terreni agricoli da. un’ottantina di richieste di autorizzazioni per nuovi impianti fotovoltaici.
Cosa ben diversa sarebbe se fosse lo Stato a pianificare in base ai reali fabbisogni energetici le aree a mare e a terra dove installare gli impianti eolici e fotovoltaici e, dopo coinvolgimento di Regioni ed Enti locali.












