L’ultima alluvione avvenuta a Sorso si aggiunge a quelle degli ultimi anni per ammonirci in maniera drammatica che è stato infranto il modello di sviluppo basato sulla edificazione lineare della fascia costiera . La catena di alluvioni, che negli ultimi anni hanno interessato la Sardegna e le altre regioni mediterranee hanno reso immediatamente percepibile il fenomeno dei mutamenti climatici, che si stanno manifestando con modificazione del regime delle precipitazioni: lunghi periodi siccitosi e maggiore frequenza di eventi eccezionali. Allo stato dei fatti ogni anno, purtroppo, si registra una catastrofe. Molti amministratori e comuni cittadini hanno dovuto prendere coscienza che sono stati fatti molti errori e veri e propri scempi nella gestione degli ambiti fluviali e più in generale nella fascia costiera. Pertanto le ricorrenti alluvioni devono suonare come una forte campana d’allarme sulla gestione del territorio, sia dal punto di vista urbanistico sia di complessivo assetto idrogeologico, proprio perché le alluvioni ha investito pesantemente le località costiere, che hanno rappresentato il simbolo della crescita tumultuosa e disordinata degli ultimi cinquanta anni sulle coste.
La campagna nazionale di Goletta Verde 2014 partita i giorni scorsi dalla Liguria si occupa della qualità delle acque marine e degli ambiti costieri il cui stato si cementificazione è responsabile dello stato di salute dei mari. In generale verrà affermata la necessità di un maggiore rigore nella salvaguardia dei sistemi ambientali e in via prioritaria di quelli fluviali, con l’estensione delle fasce di salvaguardia. Serve un robusto e complessivo adeguamento normativo, che tenga conto dei cambiamenti climatici.
La presenza di Goletta Verde a Cagliari sarà l’occasione per un confronto con la Giunta Regionale sulle principali questioni inerenti la tutela del paesaggio: servitù militari, zone industriali, salvaguardia delle coste ed aree protette.
Il 9 luglio ci sarà un importante dibattito con l’assessore regionale all’Urbanistica Cristiano Erriu. Sarà l’occasione per discutere degli impegni assunti dalla giunta regionale in merito alla tutela del paesaggio costiero.
Le ricorrenti alluvioni, maggiormente disastrose negli ambiti costieri, impongono di voltare pagina rispetto alle disposizioni derogatorie e di stravolgimento della tutela contenute nella proposta del PPS del 25 ottobre scorso ed affermare nei fatti che la salvaguardia dei paesaggi delle coste e delle zone interne deve costituire la risorsa strategica per promuovere lo sviluppo sostenibile della Sardegna.
Negli ultimi anni la Sardegna si è caratterizzata nel panorama nazionale e internazionale per l’azione responsabile nella tutela del paesaggio e nel governo del territorio. Infatti l’adozione nel 2006, da parte della Regione Sardegna, del Piano Paesaggistico Regionale ha rappresentato un evento di rilievo nazionale. È stata infatti la prima volta che una Regione italiana ha approvato un Piano ai sensi del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio (DLgs 42/04), che fa proprie le indicazioni della Convenzione Europea citata. Il Piano Paesaggistico Regionale, divenuto esecutivo nel settembre 2006, ha definito il paesaggio come la principale risorsa territoriale della Sardegna e rappresenta oggi il riferimento principe per il governo pubblico del territorio. Il Piano si propone di tutelare il paesaggio con la duplice finalità, da un lato di conservarne gli elementi di qualità e di testimonianza e dall’altro di promuovere il suo miglioramento attraverso restauri, ricostruzioni, riorganizzazioni, ristrutturazioni anche profonde, dove risulta degradato e compromesso.
Il Piano ribadisce che la costa è un bene comune e non una merce. Sancire che il PPR del 2006 è ancora in vigore permette alla Sardegna di presentarsi sulla scena internazionale con un capitale molto rilevante: il suo paesaggio eccezionale, il suo ambiente caratteristico. Queste sono le nostre possibilità per misurarci col mondo, far diventare questo patrimonio una molla per innescare un nuovo sviluppo. Dobbiamo respingere chi pensa di tornare indietro a politiche speculative. La qualità territoriale verso cui puntare rende necessaria una vera e imponente opera di manutenzione e restauro della fascia costiera, che può creare migliaia di posti di lavoro nuovi. Per fare questo è indispensabile passare dalla giusta azione di tutela a quella di gestione del bene paesaggistico.











