Tra le tante categorie di chi, nella stagione estiva, sbarca in Sardegna, ci sono anche gli emigrati. Chi è partito, magari da anni, per cercare fortuna altrove, cerca di sfruttare il periodo delle vacanze per ritornare nella propria terra d’origine. Anche nel 2021 segnato dall’emergenza del Coronavirus, c’è già chi sta progettando, certo della fine dello stop agli spostamenti tra regioni, di poter stare qualche giorno con i propri cari rimasti nell’Isola. E la proposta del presidente Christian Solinas di far entrare solo chi ha un certificato o un test di negatività non dispiace. Ma arriva anche una chiara richiesta. A formularla è Battista Saiu: 68 anni, originario di Pozzomaggiore, da decenni vive a Biella ed è il presidente del circolo di emigrati sardi Su Nuraghe: “Il problema principale non è il test, ma il riuscire a contenere la pandemia del Covid. Anche noi vogliamo tornare a casa e vogliamo proteggere i nostri fratelli sardi, ma si trovi il modo migliore per venirci incontro. Fare i test costa, è comunque una spesa in più”.
E allora, magari, o si copia la Sicilia che regala una notte ogni tre ai turisti. Oppure, visto che gli emigrati non sono propriamente vacanzieri, “la Regione trovi il modo di avere i fondi per non farci pagare i test o i tamponi. Il grande turismo lo facciamo proprio noi emigrati, se c’è riuscita la Sicilia”, osserva Saiu, “possiamo trovare una soluzione anche noi, visto che la Sardegna fa parte dell’Italia”.











