“Sono i paesani di Mesina”. Cinque parole rassicuranti, emerse in una delle tantissime intercettazioni telefoniche fatte dagli investigatori che, da tempo, avevano acceso i fari su strani rapporti tra gruppi di criminali del Nuorese ed esponenti di spicco di politica e sanità sarda del calibro dell’ex assessora regionale dell’Agricoltura Gabriella Murgia e del primario dei Terapia del dolore del Binaghi Tomaso Cocco. Tra gli arrestati ci sono Nicolò “cioccolato” Cossu, salito alle cronache nei decenni per i sequestri di Giuseppe Vinci e Vanna Licheri, e anche uno dei nipoti della primula rossa Graziano Mesina, Tonino Crissantu. Droga, affari sporchi, tanto quanto nomine e avanzamenti di carriera: i carabinieri, nelle loro ricostruzioni, sono stati chiari. Si era creata una situazione di “commistione” tra malviventi e alti vertici politici e sanitari della Sardegna, sin dall’inizio dell’emergenza Covid. Gli incontri e gli scambi di favori sono andati avanti anche dopo la cattura di Graziano Mesina, a dicembre 2021.
Tre anni di indagini per arrivare a trentuno arresti: è emerso che il folto gruppo di malavitosi si è infiltrato nella vita pubblica sarda riuscendo a creare forti pressioni sul sistema amministrativo della Regione, per avere vantaggi e aiuti nei settori dell’agricoltura e della sanità. In cambio, sarebbe avvenuta la caccia ai voti per le elezioni e una “copertura” sicura durante alcune visite nella zona del Nuorese.












