Una via Dante “spaccata” a metà, almeno dal punto di vista del termometro degli affari. Catene di grandi magazzini convivono con bar e negozi classici tra piazza Giovanni e piazza San Benedetto, poi c’è l’esplosione del food nel tratto sino a piazza Repubblica. E i commercianti “storici”, quelli che vorrebbero fare affari vendendo vestiti o abbigliamento intimo, storcono il naso. Come nel caso di Giovanni Rocca: dal 2001, insieme alla moglie, gestisce un negozio che propone abiti e accessori intimi per uomo e donna: “Il settore del cibo è aumentato troppo, porta un movimento totalmente diverso, come orario, da quello che ci serve. È una criticità importante”, sostiene Rocca, “non possiamo infatti godere del flusso di persone che servono negli orari regolari”. Che sarebbero, per logica, quelli classici: dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20. Ma la cosiddetta “movida” notturna è arrivata anche in via Dante, e gelaterie e pizzetterie fanno buoni affari.
“È un business anche quello, ben venga per chi lo fa, però va detto che ci sarà presto una saturazione, e quindi i negozi apriranno, moriranno rapidamente e verranno sostituiti. Manca il movimento creato dalla presenza di altre attività commerciali”, rimarca il negoziante, “tra due anni andrò in pensione e penso che chiuderò per sempre il negozio, con grande dispiacere. Chi arriva qui per mangiare guarda le vetrine con un’attenzione minore a quella necessaria per vendere”.








