Le piste ciclabili in viale Trieste a Cagliari e l’eliminazione, in un’ottica di “razionalizzazione”, di alcuni “ficus retusa” che ormai, con le loro radici, hanno devastato i marciapiedi, non piace assolutamente come idea a Giovanna Pistis. Sessantotto anni, dalla metà degli anni Ottanta vende abiti e vestiti, insieme al marito, in una pelletteria del viale: “Non sono assolutamente d’accordo con l’eliminazione di alcuni alberi, in estate qui si muore dal caldo”. E la pista ciclabile? “No, a malapena riesco a lavorare con la doppia fila”. Che significa che, molti suoi clienti, non trovando parcheggio, lasciano l’auto in divieto di sosta, tipica “moda” cagliaritana. Tant’è: “Con la pista ciclabile chissà che caos uscirebbe fuori”, osserva la negoziante. E, se è vero che per avere un progetto definitivo da parte del Comune servirà ancora del tempio, la Pistis è sicura: “Viaggio quattro volte al giorno per venire al lavoro, devo lasciare l’auto in doppia fila o, eventualmente, aspettare che si liberi un parcheggio”. E lì, in un viale con decine di stalli su entrambi i lati, il possibile arrivo delle biciclette le fa tremare le vene nei polsi.
E sul restringimento, possibile, delle corsie per le macchine? “Peggio che mai”, afferma. Insomma, la linea della 68enne è chiara: “No a tutto”.










