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Giovane di Capoterra sfascia l’auto passando sopra uno spartitraffico “invisibile”: “È colpa sua”

di Paolo Rapeanu
2 Settembre 2021
in sulla-sulcitana, zapertura1

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Giovane di Capoterra sfascia l’auto passando sopra uno spartitraffico “invisibile”: “È colpa sua”

Sfascia l’auto passando sopra un’aiuola spartitraffico “invisibile”, ma per il Consorzio industriale provinciale di Cagliari “è colpa sua”. A raccontare il fatto è lo studio 3A, società specializzata nel risarcmento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini: il protagonista è un 38enne di Capoterra che ha cercato “di essere risarcito dei notevoli danni riportati dal veicolo a causa di un’isola senza cartelli né segnali luminosi sulla buia Sp1. È possibile “piazzare” un’aiuola spartitraffico, delimitata da una cordonata di cemento rialzata, senza alcun cartello e senza segnali luminosi nel bel mezzo di una Provinciale, e per di più buia pesta? Ed è giusto negare qualsiasi risarcimento a un malcapitato che c’è finito sopra di notte, sfasciando la macchina? Sono le domande (retoriche) che continua a porsi un trentottenne di Capoterra, nel Cagliaritano, che da quasi due anni assieme a Studio3A, che lo assiste, sta portando avanti una sin qui vana battaglia per far valere le proprie ragioni. L’incidente accade il 20 novembre 2019, alle 5.30, lungo la Sp 1. Il trentottenne procede in direzione Assemini alla guida di una Smart Cabrio quando, all’altezza della zona industriale Macchiareddu, nel comune di Uta, sente un botto sotto la vettura: per fortuna non si tratta di un investimento, “semplicemente” la piccola utilitaria è passata sopra un’isola spartitraffico “invisibile”; il tratto di strada non è illuminato da nessun lampione, in quel punto forma anche un’insidiosa “esse” per l’uscita dall’area delle fabbriche, e, soprattutto, in quell’aiuola ci sono solo terra e la cordonata attorno: nessuna segnaletica verticale, nessun catarifrangente, in barba alle normative del codice della strada che impongono che le isole debbano essere segnalate mediante dispositivi a luce propria o a luce riflessa gialla. Manca anche il cartello che dovrebbe segnalare l’intersezione: quello, almeno, era stato installato, peccato che sia stato abbattuto e giaccia a terra, invisibile anch’esso. Senza contare che neppure la segnaletica orizzontale è a norma: la linea di banchina, evidentemente modificata per inserire lo spartitraffico, non è stata adeguatamente cancellata, risultando ingannevole per la normale circolazione in un tratto di strada rettilineo; il tutto, poi, anche qui in contrasto con il Cds che prevede che la zebratura debba essere posta entro le strisce di raccordo per l’incanalamento dei veicoli o tra queste ed il bordo della carreggiata. La piccola Smart resta in panne e riporta danni ingenti: l’automobilista deve chiamare (e pagare) il carro attrezzi e condurre la vettura in un’officina di autoriparazione che gli presenta un preventivo salato, 5.458 euro”.

 

 

 

Il protagonista della disavventura, dunque, per essere risarcito, attraverso il responsabile della sede di Cagliari, Michele Baldinu, si rivolge a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, “e con grande senso civico, presenta anche una segnalazione alla sezione di Polizia Stradale di Cagliari, per segnalare appunto il pericolo per la pubblica incolumità rappresentato da quell’ostacolo inaspettato, imprevedibile e difficile da scorgere nelle ore serali e notturne. Studio3A, ritenendo evidente la responsabilità dell’ente gestore della strada, ha subito presentato una dettagliata richiesta danni allegando foto e tutta la documentazione, compresa la preziosa testimonianza di un altro automobilista di passaggio che si è fermato ad aiutare il trentottenne e il verbale di soccorso del Servizio assistenza del carro attrezzi, e confidando in un riscontro positivo. Anche perché la situazione è stata presto sistemata: sulla strada è comparso il limite di velocità di 50 km/h, che prima non c’era, e, soprattutto, sulla e in prossimità dell’isola sono stati finalmente installati il segnale blu di passaggio obbligatorio con la freccia e gli “occhi di gatto” a terra. Interventi a posteriori che rappresentano un’implicita ammissione di colpa: lo Studio non ha ancora ottenuto una risposta alla sua richiesta di conoscere la data esatta in cui la segnaletica è stata “emendata”, ma vi è una “spia” abbastanza attendibile, l’etichetta presente sulla nuova cartellonistica, che porta la data del 28 gennaio 2020, due mesi dopo il fatto. E infatti, quando la Polizia Stradale, per conto del Ministero dell’Interno, ha proceduto al controllo dopo l’input della segnalazione del danneggiato, ha constatato che la strada era stata messa a posto: quanto meno, l’obiettivo di mettere in sicurezza lo spartitraffico è stato raggiunto. Non così invece per il legittimo risarcimento. Dopo vari tentativi fatti con il Comune di Uta e la Città Metropolitana di Cagliari, si è finalmente arrivati a individuare che la viabilità di quel tratto compete al Cacip, Consorzio Provinciale Industriale di Cagliari, che gestisce anche l’area industriale di Macchiareddu, il quale però ha subito denegato ogni addebito addossando tutta la colpa all’automobilista che avrebbe dovuto essere più attento e prudente e andare meno veloce: affermazione, quest’ultima, sorretta non si sa da quali basi. E il Cacip ha pure asserito che non vi era alcun elemento che comprovasse che l’incidente si fosse verificato, nonostante le testimonianze e la documentazione fornite. Alla fine, comunque, il Consorzio ha fornito le sue coperture assicurative ma anche la sua compagnia di assicurazione, UnipolSai, dopo aver aperto il sinistro, lo ha anche richiuso senza seguito rispondendo picche e ha avuto persino l’ardire di obiettare che la segnaletica era del tutto regolare, citando l’esito dell’accertamento della Polstrada di Cagliari, effettuato però abbondantemente dopo il sinistro e dopo che si era intervenuti. Una posizione da cui il Cacip e Unipol non si sono mai schiodati, nonostante Studio3A abbia fatto notare l’incongruenza della risposta di rigetto con ripetuti solleciti, in occasione dell’ultimo dei quali il Consorzio ne ha estratta dal cilindro un’altra, lo scaricabarile, precisando che “comunque lo slargo in questione è stato realizzato dalla società Powercrop e pertanto spetta alla stessa l’onere di manutentarlo”. E’ stata inviata una richiesta danni anche a quest’ultima, che però non ha ancora riscontrato la lettera, ma è facile immaginare quale sarà il tenore della risposta. Con ogni probabilità si sarà costretti a intentare una causa, certi di vincerla ma anche con l’amara consapevolezza che ci vorranno ancora anni per il danneggiato per essere risarcito dei danni procurati dallo ‘spartitraffico fantasma’”.

Tags: capoterraSpartitraffico
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