La prima manovra finanziaria dell’era Todde in Sardegna arriva nell’aula del consiglio regionale al fotofinish: l’8 aprile si comincia, dovrà essere approvata entro il 30 aprile per scongiurare commissariamenti e scioglimenti, ma di mezzo ci sono Pasqua e varie feste comandate. Il che significa che ci sono meno di due settimane utili, il che significa ancora che il centrodestra potrà fare più o meno quello che vuole, alzando l’asticella su richieste varie per evitare di paralizzare i lavori, cosa che peraltro è in suo potere fare. Ovviamente, non conviene neanche al centrodestra mandare tutto per aria ma, arrivati con l’acqua alla gola per dare priorità al commissariamento delle asl e al pasticcio rinnovabili come voluto dalla presidente Todde, è chiaro che la maggioranza di centrosinistra da qualche parte deve cedere per facilitare l’approvazione. Un meccanismo che si sarebbe potuto evitare se i tempi fossero stati più o meno rispettati: invece, la Sardegna che è già in agonia, si ritrova per il quarto mese di fila con la spesa completamente bloccata, cosa che non accadeva da 12 anni. Per intenderci, la finanziaria non è una roba tecnica da burocrati: è l’insieme dei soldi che devono essere investiti per la Sardegna, per la scuola, la sanità, i comuni, i trasporti, le strade: riguarda, perciò, la vita di ciascun sardo.
Alla manovra di bilancio che vale 10 miliardi di euro sono già stati presentati 350 emendamenti, in larga parte dall’opposizione. Altri correttivi sono attesi, soprattutto dalla maggioranza e dalla giunta, che ne discuteranno direttamente in consiglio.












