“In questi ultimi due mesi ho risentito assai ma non solo per la BPCO. È l’aria che manca, quella pulita, quella che dovrebbe essere un diritto e invece, a Sarroch è diventata un lusso”.
Parla Giampaolo Masu, cittadino che da tempo lotta al fine di fare chiarezza sulle sostanze emesse nell’aria dal polo industriale. Sta male, spesso deve chiudere le finestre di casa e respirare con l’ausilio dell’ossigeno, il suo grido di aiuto, ora, rimbomba più che mai.
Tumori, leucemie, patologie respiratorie e cardiovascolari: è questo il quadro sanitario che emerge dagli studi epidemiologici condotti a Sarroch, collegato direttamente ai livelli di benzene e polveri sottili diffusi nell’aria. Gli inquirenti parlano di “conseguenze gravi e dannose per la salute pubblica”, con un aumento delle ospedalizzazioni e rischi documentati di asma, bronchite cronica, modificazioni genetiche e neoplasie tra residenti e lavoratori. Secondo la Procura di Cagliari, le torce della raffineria Sarlux, impianti che avrebbero dovuto entrare in funzione soltanto in caso di emergenza, sarebbero invece rimaste accese ogni giorno, senza interruzioni, per cinque anni consecutivi, dal 2019 al 2024. Per questo il pubblico ministero ha chiesto il rinvio a giudizio dell’amministratore delegato Settimio Guarrata, del responsabile ambientale e sicurezza Walter Cocco, del referente per la prevenzione Fabio Corvetto e della stessa società. L’udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 4 dicembre. Le accuse contestate vanno dal disastro ambientale al getto pericoloso di cose; a Corvetto è imputato anche l’ostacolo ai controlli.
Masu racconta come vive le sue giornate nel suo amato paese che, a malincuore, vorrebbe lasciare per poter vivere meglio: “Non è facile convivere con la consapevolezza che da anni, respiriamo qualcosa che ci toglie salute e dignità. Non sono mai stato uno che chiude gli occhi o si gira dall’altra parte. Ho sempre osservato, capito, tenuto tutto a mente. Ma oggi fa più male, perché so che tanti preferiscono il silenzio alla verità.
Ho chiesto documenti, dati, risposte al Comune e ai vari Enti, ma nessuno me li ha forniti. Eppure continuo, anche se la stanchezza si sente tutta. Non per me, ma per i miei figli, per i bambini che ancora giocano per le strade di Sarroch.
Vorrei che il mio respiro, per quanto affaticato, potesse servire a smuovere coscienze. Perché non si può restare in silenzio quando si muore piano, un giorno dopo l’altro, nell’indifferenza”.











