Dopo i recenti casi di contagio e i provvedimenti presi dai comuni del Medio Campidano, abbiamo chiesto a Pili di far definitiva chiarezza sulla questione: diversi cittadini sono già finiti in ospedale, non esiste ancora un vaccino per contrastare la diffusione della malattia e le raccomandazioni per proteggersi dagli insetti rimangono, al momento, i provvedimenti più efficaci per evitare di essere infettati. I sintomi? Febbre improvvisa, dolore oculare, mal di testa, malessere, anoressia.
“La febbre del Nilo occidentale è una malattia causata da un virus neurotropico identificato nel 1937 in una regione dell’Uganda, posta ad ovest del corso iniziale del fiume Nilo, da cui il nome. Ha dimensioni di circa 50 nm e singolo filamento di RNA. La malattia arbovirale (trasmessa tramite artropodi) è presente ormai stabilmente in Europa e occupa un posto di rilievo tra le emergenze infettive.
Il virus (WNV) viene introdotto nel corpo umano con la puntura di una zanzara contaminata e dopo un incubazione che varia da 2 a 14 giorni (fino a 21 giorni nei pazienti immunocompromessi) provoca un’infezione con febbre improvvisa (febbre del Nilo occidentale), variamente associata a mal di testa, malessere, anoressia, mialgia, dolore oculare, diarrea e vomito. Quando la febbre si abbassa può comparire un’eruzione cutanea morbilliforme, non pruriginosa.
Il virus infetta l’epidermide sopprimendo le cellule immunitarie dello strato cutaneo, raggiunge i linfonodi più vicini e, da lì, gli organi interni con preferenza per il sistema nervoso centrale (neurotropismo) dove può causare meningite ed encefalite in soggetti immunocompromessi, anziani o con comorbilità.
Età avanzata, patologie tumorali, ipertensione arteriosa, diabete mellito, abuso di alcol, malattie renali e farmaci immunosoppressori o stati di immunodeficienza sono fattori che facilitano la neuro invasione da WNV.
Allo stato non esistono farmaci specifici e la terapia consiste nella somministrazione monitorata di liquidi, antipiretici, antiemetici e di supporto nutrizionale. Approcci terapeutici diversi, con immunoglobuline, anticorpi monoclonali neutralizzanti, corticosteroidi, ribavirina e interferone non hanno mostrato efficacia. La strategia vaccinale dei soggetti a rischio, che potrebbe essere risolutiva, è per ora solo una speranza perché, nonostante gli sforzi, nessun vaccino ha ancora raggiunto un sufficiente sviluppo di ricerca clinica.
La tendenza a diffondersi, mostrata di recente dall’infezione, e la potenziale gravità clinica nei soggetti a rischio giustifica una diffusa e articolata strategia di prevenzione.
Sebbene isolato in molte specie di zanzare i principali vettori del WNV sono i Culex (pipiens. Quinquefasciatus e salinarius) e forse Ochlerotatus japonicus.
Per lo sviluppo delle uova le culex femmine si nutrono di sangue di uccelli infettandoli. Le uova sono deposte in corpi idrici permanenti (che non si prosciugano) come paludi, stagni, laghi e fossi ma occasionalmente anche in acque alluvionali, contenitori artificiali e cavità degli alberi.
Tra i volatili il virus, trasmesso dalle zanzare, causa una malattia aviaria e il passero domestico è risultato essere l’ospite con la più alta capacità di contagio producendo la viremia più elevata per il tempo più lungo.
Le zanzare infette possono occasionalmente pungere esseri umani, cavalli o altri mammiferi, iniettando il virus. Nei mammiferi la viremia rimane bassa (sono detti ospiti senza via d’uscita), risultando incapaci di trasmettere il virus ad altre zanzare pungenti. Questo spiega il bassissimo rischio di trasmissione interumana del WNV che può avvenire direttamente (fuori dal ciclo del contagio e senza mediazione di vettori) da un donatore contaminato a un ricevente di trapianto d’organo o per trasmissione di emoderivati. E’ stata documentata anche la trasmissione da madre a figlio durante la gravidanza, il parto e l’allattamento.
La febbre del Nilo è una malattia degli uccelli e il virus resta in circolazione grazie alla zanzara che lo preleva per poi infettare altri uccelli. Gli uccelli sono il serbatoio del virus e dell’infezione e l’uomo si contagia quando accidentalmente una zanzara contaminata lo punge.
Ciclo del contagio del WNV
Secondo i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie degli Stati Uniti (CDC), nel 2024 sono stati segnalati 1500 casi di malattia da virus del Nilo occidentale (WNV) in 49 stati, nella stragrande maggioranza con fenomeni neuroinvasivi. Nel 2024, diversi paesi europei hanno segnalato casi umani di febbre da virus del Nilo occidentale e il rapporto più recente sui rischi di malattie trasmissibili, pubblicato dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) il 23 luglio 2025, ha certificato casi umani di infezione da WNV in tre paesi europei (Grecia, Italia e Romania). In Italia l’Istituto Superiore di Sanità ha segnalato 27 nuovi casi umani di infezione da WNV nella sola settimana dal 17 al 23 luglio 2025. Tra i casi segnalati si sono avuti 2 decessi (1 Piemonte, 1 Lazio). In Sardegna si sono verificati due casi, entrambi nell’area di Oristano nel mese di agosto, attualmente ricoverati in ospedale.
L’area di maggior diffusione del virus è quella della pianura padana a nord del Po che interessa Lombardia, Emilia e Veneto, ma quest’anno, come risulta dalle cronache e dalle fonti ufficiali, il Lazio è la regione più colpita con 104 casi su 173 totali concentrati in prevalenza nella provincia di Latina (99).
La Sardegna ha mostrato negli anni una bassa incidenza di malattia. Dopo i primi 2 casi, osservati nel 2012, se ne sono verificati 2 nel 2017, 2 nel 2018, 8 nel 2022, 3 nel 2023 e 1 nel 2024. L’area interessata è il circondario di Oristano ma la diffusione del virus ha superato l’oristanese per allargarsi alle aree confinanti come dimostra il caso di un volatile infetto segnalato a Serramanna lo scorso 5 agosto.
Nel giugno 2025, la Commissione paneuropea per il clima e la salute ha sottolineato i gravi rischi indotti dai cambiamenti climatici, tra i quali la diffusione di zanzare e zecche (con aumento del rischio di dengue, malaria, febbre del Nilo occidentale ed encefalite da zecche) in paesi che non avevano mai registrato in precedenza queste malattie.
Al momento l’unico argine alla diffusione del virus e della malattia è la prevenzione che si compone di misure comportamentali e di sanità pubblica, le prime debbono essere disposte direttamente dai cittadini le seconde dalle autorità di Igiene (Regione, ASL e Comuni) che sono responsabili delle strategie di contenimento della diffusione del WNV tra uccelli, zanzare ed esseri umani.
I cittadini, soprattutto quelli a rischio, devono essere avvertiti di adottare comportamenti autoprotettivi, riducendo al minimo le attività notturne all’aperto, dotando le proprie abitazioni di zanzariere, impiegando repellenti e indossando indumenti protettivi (che limitano le parti scoperte). Altro importante presidio è l’eliminazione delle acque stagnanti che contribuisce a rendere l’ambiente meno adatto alla proliferazione delle zanzare avendo cura di presidiare costantemente balconi e giardini per evitare il mantenimento di raccolte d’acqua permanenti,
Le autorità di igiene debbono adottare le misure contenute nel Piano Nazionale di prevenzione e sorveglianza delle Arbovirosi 2020-2025, deliberato dalla Conferenza Stato-Regioni nel gennaio del 2020. Il Piano prevede una ramificata rete di sorveglianza con al centro l’Istituto Superiore di Sanitò, che coinvolge Istituti Zooprofilattici e Dipartimenti di Prevenzione delle ASL volta a tenere una mappa aggiornata dei casi umani, dei focolai animali, degli uccelli e dei vettori.
Il Piano prevede inoltre che i soggetti responsabili della gestione ambientale (Comuni) e delle acque di irrigazione (Consorzi di Bonifica) provvedano a prevenire la produzione di acque stagnanti rimuovendo i detriti che ne impediscono lo scorrimento, operando una sistematica tenuta di tombini, caditoie, fontane e qualsivoglia corpo idrico anche temporaneo presente in parchi e giardini tramite una sistematica e puntuale gestione del verde pubblico. Nelle zone in cui sono presenti focolai è inoltre raccomandata la bonifica, attraverso larvicidi e biocidi in genere, dei corpi idrici a rischio non altrimenti bonificabili e delle zone prossime ai focolai.
Il Ministero della Salute coordina un sistema di sorveglianza integrato basato sull’interconnessione tra la salute umana, animale e ambientale, promuovendo la collaborazione tra diversi settori e discipline chiamato “One Health”, che coinvolge le organizzazioni della salute umana, veterinaria e ambientale, e offre informazioni aggiornamenti e consigli col numero verde 1500 (Proteggiamoci dal caldo).
In Sardegna non c’è motivo di allarmarsi riguardo al virus West Nile, le autorità tengono la situazione sotto controllo, la circolazione del virus è assai limitata e i casi gravi sono solo il 2%. Attenzione nei casi di malattie croniche ed età avanzata, promuovere iniziative di contenimento delle zanzare e prevenirne le punture”.











