Le elezioni per il rinnovo dei presidenti e dei Consigli provinciali in Sardegna si terranno tra settembre e ottobre 2025. Lo ha deciso il Consiglio regionale approvando a ridosso della scadenza prevista una nuova norma che modifica il calendario elettorale. Non ci sarà dunque il rinvio al 2026, ipotesi temuta nei giorni scorsi, ma un semplice slittamento di qualche mese. La presidente della Regione sarà tenuta a indire le elezioni entro luglio, e le urne si apriranno nei sessanta giorni successivi.
Nel frattempo, l’8 e 9 giugno 2025, contestualmente al primo turno delle elezioni comunali e ai referendum nazionali promossi dalla CGIL, si svolgeranno anche le consultazioni nei Comuni sardi che intendono cambiare Provincia. I municipi coinvolti hanno tempo dieci giorni, dalla pubblicazione della legge, per manifestare formalmente la volontà di spostarsi verso un altro ente intermedio.
Il provvedimento, di natura tecnica, porta la firma del capogruppo del PD Roberto Deriu e del consigliere di Orizzonte Comune Lorenzo Cozzolino, ed è stato illustrato in Aula dal presidente della Commissione Autonomia Salvatore Corrias. Il testo ha subito diverse modifiche durante l’iter, e un emendamento dell’ultima ora ha anticipato la finestra elettorale al prossimo autunno, evitando così un vuoto istituzionale prolungato.
La legge prevede anche la proroga dell’incarico ai commissari straordinari insediati nel settembre 2024 per traghettare le Province fino al ritorno al voto. Una scelta, questa, che ha suscitato forti critiche dai banchi dell’opposizione di centrodestra. “Ancora una proroga, ancora ritardi”, hanno commentato alcuni consiglieri, che avrebbero preferito procedere subito con elezioni di secondo livello, senza ulteriori rinvii.
Il rinvio si inserisce in un quadro istituzionale ancora incerto, in attesa che a livello nazionale venga chiarito se le elezioni provinciali dovranno avvenire con voto diretto o secondo livello. Nel frattempo, la Sardegna si muove per garantire rappresentanza ai territori che, attraverso i referendum, chiederanno di ridefinire i propri confini amministrativi.
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