Domani si vota. Circa un milione e mezzo di elettori sarà chiamato al voto per la scelta del governatore e per il rinnovo del consiglio regionale della Sardegna. I seggi saranno aperti dalle 6.30 alle 22 mentre lo spoglio inizierà alle 7 di lunedì 26 febbraio.
L’interesse nazionale per questa consultazione è altissimo, perché l’isola è la prima regione ad andare alle urne nel 2024 ma soprattutto per due motivi prettamente politici: è un test per il governo Meloni e una sperimentazione dell’alleanza Pd-5stelle.
I candidati presidente sono quattro: Renato Soru per la Coalizione sarda con 5 liste (Progetto Sardegna, Azione-+Europa-Upc, Italia Viva, Rifondazione Comunista, Liberu, Vota Sardigna); Alessandra Todde per il Campo largo a trazione M5s-Pd con 10 liste (Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Progressisti, Alleanza Verdi Sinistra, Uniti per Alessandra Todde, Sinistra Futura, Partito Socialista-Sardi in Europa, Fortza Paris, Demos, Orizzonte Comune); Truzzu per il centrodestra con 9 liste (Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega, Partito sardo d’Azione, Riformatori sardi, Alleanza Sardegna-Partito Liberale, Sardegna al centro 20Venti, Udc, Democrazia Cristiana con Rotondi); Lucia Chessa per Sardegna R-esiste con una lista.
In Sardegna le elezioni sono a turno unico senza ballottaggio e le vince il candidato governatore che prende anche solo un voto in più rispetto agli avversari a prescindere dal risultato delle liste. La governabilità al presidente eletto viene assicurata dal premio di maggioranza: con oltre il 40% dei consensi, la coalizione collegata ha diritto al 60% dei 60 seggi del consiglio regionale; se ottiene tra il 25% e il 40% ha diritto al 55% dei seggi. Se invece il candidato presidente ottiene un risultato personale inferiore al 25% o superiore al 60% si procede con la ripartizione proporzionale. Un seggio, tra quelli spettanti alle minoranze, è assegnato di diritto al primo dei candidati presidente sconfitti.
Per evitare la frammentazione è stabilita una soglia di sbarramento: il 10% dei voti validi in ambito regionale per le coalizioni e il 5% per le liste non coalizzate. Si vota su un’unica scheda di colore verde. L’elettore può barrare il nome del candidato governatore e il simbolo di lista e può esprimere una preferenza scrivendo il nome di un candidato consigliere. Le preferenze possono essere due ma solo se i candidati sono di sesso diverso nel rispetto del principio della parità di genere. E’ ammesso il voto disgiunto, ossia la contemporanea scelta di un presidente e di una lista non a lui collegata.
Le circoscrizioni elettorali sono 8: Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano, Olbia-Tempio, Carbonia-Iglesias, Medio Campidano e Ogliastra. L’astensionismo resta un’incognita di questa tornata elettorale. Alle precedenti consultazioni, nel 2019, votò appena il 53,7% degli aventi diritto. Cinque anni fa vinse Christian Solinas del Partito sardo d’Azione, a capo di una coalizione di centrodestra, con il 47,7%, davanti a Massimo Zedda (centrosinistra) con il 32,9% e Francesco Desogus (M5s) con l’11,2%.










