Discoteche e Coronavirus a Cagliari: “Perchè tenerle aperte se c’è il divieto di affollamento?”

Luca Pisano dell’Osservatorio Cybercrime: “Purtroppo l’azione di numerosi meccanismi di disimpegno morale sollecita alcuni organizzatori a normalizzare la scelta di mantenere aperte le discoteche. Perchè invece non ci alleniamo a pensare?”


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DISCOTECHE E CORONAVIRUS A CAGLIARI

Non è difficile comprendere che la norma c’è e deve essere rispettata.

“Sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”.

Purtroppo l’azione di numerosi meccanismi di disimpegno morale (W. Bandura) sollecita alcuni organizzatori a normalizzare la scelta di mantenere aperte le discoteche.

Ad esempio potrebbero “pensare”:
1. poiché la norma non indica espressamente la voce discoteche allora è giusto organizzare gli eventi notturni (giustificazione morale),
2. se gli altri organizzano le serata allora lo facciamo anche noi (diffusione di responsabilità),
3. non è colpa nostra se organizziamo le serate ma del Governo che non ha emanato uno specifico provvedimento sul tema (attribuzione di colpa).

Insomma anche in questi casi assistiamo al cedimento della funzione morale (laddove sarebbe sufficiente, come ci ricorda E. Kant, ascoltare la legge morale dentro di noi per compiere azioni ispirate al rispetto dei principi etici universali) e alla difficoltà di pensare gli effetti delle decisioni prese.

Dovremmo dedicare i fine settimana a una nuova attività, da svolgere anche all’aperto, mantenendo una distanza di almeno un metro dall’incuria cognitiva che caratterizza la nostra società:
alleniamoci a pensare.

Luca Pisano, Osservatorio Cybercrime Sardegna


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