Dieci chilometri di corsa ogni mattina, come se amministrare Quartu Sant’Elena non fosse già abbastanza faticoso. Ma Graziano Milia affronta le giornate con lo stesso passo che lo ha portato a conquistare e poi riconquistare la fascia tricolore, fino a diventare nuovamente il sindaco di Quartu Sant’Elena, di fatto con le sue forze e poco altro: zero partiti, niente negoziati, di compromessi neanche a parlarne. Il suo mantra è “fare le cose”. Fare e non filosofeggiare, fare e non stare sempre lì a lamentarsi e giudicare e pontificare. E’ sua la conquista storica delle fogne urbane sul lungomare Poetto, suo l’aver creduto nella cultura come leva di aggregazione e sviluppo, suoi i 57 chilometri di strade e marciapiedi rifatti e restituiti alla città. Con la costante consapevolezza che le cose da fare sono tantissime, sicuramente più di quelle già fatte. E ora, con le elezioni di primavera all’orizzonte, la sua corsa non sembra affatto finita: fra l’altro, con il record personale di longevità continuativa del mandato. A detta di tanti, era lui il candidato naturale del centrosinistra alle regionali del 2024, poi però le segreterie romane di 5 stelle e Pd hanno deciso diversamente, ma va anche detto che lui si è sempre sfilato dichiarandosi indisponibile.
E se ora la presidente Todde dovesse decadere e le chiedessero di candidarsi?
E’ un’ipotesi irreale, non accadrà. Io spero che la Todde continui e finisca la legislatura per portare a compimento il programma elettorale e gli impegni presi con i sardi.
Se invece così non fosse?
Se la presidente decadesse credo che dovrebbe assolutamente ricandidarsi. Su questo non ci sono dubbi, è giusto che possa portare a termine il mandato. Per quanto riguarda me, sono concentratissimo sulla mia città.
Quindi è pronto per il bis: ha deciso di ricandidarsi vero?
Non è un argomento su cui ci stiamo confrontando, siamo molto concentrati sulle tante cose aperte che vogliamo chiudere al più presto. Per ora stiamo pensando a questo.
E su, ci dica qualcosa, non sia così diplomatico.
Ma no, la verità è che non ho ancora sciolto la riserva. Il progetto va avanti, e chi lo incarna sarà chiamato a rappresentarlo. “Rinascita” non è la mia lista, ma una coalizione civica: lì convivono culture e sensibilità diverse. Se si apre il confronto, ovviamente si mette in discussione anche il sindaco: ma è un tema che affronteremo nelle prossime settimane.
Riproporrete la formula Milia, sempre senza partiti e solo con liste civiche?
Si, è una coalizione civica, che può avere inclinazioni e orientamenti e vicinanza a ideali politici ma non ci saranno partiti.
Che caratteristiche deve avere chi aspira a entrare in coalizione?
Prima di tutto deve fare le cose. Quartu deve restare inclusiva, aperta, con le porte spalancate a chi vuole contribuire. Sono orgoglioso di aver visto i cittadini riprendersi, superare cattive abitudini, pagare più regolarmente la Tari perché evidentemente si sentono parte di qualcosa, passare dalla rassegnazione alla paziente e fiduciosa attesa. Abbiamo introdotto premialità e ridotto l’evasione: la gente sente di partecipare a questo processo di progressivo miglioramento e ha un atteggiamento più positivo. Quindi noi siamo pronti ad accogliere chi ha voglia di fare. Diverso il discorso per chi preferisce filosofeggiare o lamentarsi sui social confrontando le strisce pedonali di Quartu con quelle di Oslo o Stoccolma: non abbiamo bisogno di opinionisti.
Provi a fare un bilancio di questi anni.
I cantieri sono sotto gli occhi di tutti. Abbiamo ripreso con il rifacimento di strade e marciapiedi: 57 chilometri completati, ma per essere soddisfatti ne servirebbero almeno il triplo. Abbiamo lavorato sulle manutenzioni scolastiche, rifatto interamente la rete fognaria sul litorale, ed è un traguardo storico, ripreso lavori fondamentali come quelli al Poetto. Abbiamo risolto i problemi di allagamento fra via Turati e via della Musica, dove ormai nessuno voleva più passare, con interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria che permettono di far defluire correttamente l’acqua. E poi un risultato che per me è il più importante: la città ha ritrovato l’orgoglio, la voglia di crescere e di essere protagonista.
Invece gli interventi su Is Pontis Paris sono un po’ al palo.
Lì il problema è che sono coinvolti quattro comuni, la regia spetta alla città metropolitana e inevitabilmente le procedure e i tempi rallentano. Ma siamo fiduciosi.
E le grandi trasformazioni urbane?
Stiamo lavorando su progetti che cambieranno la percezione della città: il centro universitario nelle ex distillerie Capra, lo studentato di via Cilea, il futuro parco alle Fornaci Picci dove stiamo procedendo anche senza il sostegno del ministero. C’è la cultura: stiamo ultimando i lavori al Teatro Civico, una vera “tela di Penelope” che da quarant’anni procede a singhiozzo. Finalmente potremo ospitare stagioni teatrali e musicali di livello. C’è lo sport, con gli impianti sportivi sui quali stiamo facendo passi da gigante a partire da Is Arenas. E poi c’è lo spazio Michelangelo Pira di cui sono molto orgoglioso perché è un pullulare di attività e associazioni.
Viale Marconi rimarrà a senso unico?
E’ il tratto di competenza del comune di Cagliari ma mi auguro proprio di sì per incentivare il trasporto pubblico, e spero venga realizzata una terza corsia per velocizzare i tempi di percorrenza.
I cittadini la fermano in strada per chiedere, suggerire, contestare?
Certo, mi fermano anche durate la mia corsa mattutina, e ammetto che alle sei del mattino sono un po’ scontroso. Mi fermano in strada, mi scrivono, mi danno suggerimenti e mi segnalano problemi: fa parte del gioco, io sono contento di questa partecipazione e loro vedono spesso realizzati i risultati dei loro suggerimenti.
Uno sguardo alla politica regionale: che clima vede?
Oggi più che mai servirebbe riprendere una stagione di riforme vere, e non parlo di statutaria. Negli anni ’90 si fecero passi decisivi, come il piano dei trasporti, ma parliamo appunto degli anni ’90, una vita fa. Sono urgenti la riforma dell’urbanistica, la legge sulla dirigenza regionale. Oggi quella consapevolezza manca. Ma purtroppo senza riforme la Sardegna non andrà lontano.











