La Sardegna è un’isola da vivere, non solo da ammirare. Se tutti se ne innamorano, un motivo e certamente più di uno, ci sarà. La dimensione isolana difende l’uomo dalla frenesia della quotidianità e la sua natura diventa rifugio dallo stress lavorativo. Chi vive in Sardegna può testimoniarlo. La cura, a quasi tutti i mali, si chiama Sardegna. Un’isola da vivere dunque, e da conoscere, in ogni suo angolo, sentiero, anfratto. E proprio per la sua sorprendente bellezza e diversità, è meta richiesta di un turismo dinamico, sportivo, a contatto con la natura. A piedi, in sella ad una bicicletta, a nuoto o in quota su una ferrata, la Sardegna è il luogo perfetto dove praticare queste attività sportive. Colori, suoni, profumi, orizzonti guidano il camminatore alla scoperta dell’isola, quella vera e selvaggia. Partiamo proprio dagli itinerari trekking più conosciuti come il Selvaggio Blu. E’ un sentiero sospeso sull’estremità di una falesia lungo cinquanta chilometri, tra cale e mulattiere partendo da Pedra Longa arrivando sino a Cala Sisine. Siamo nel territorio di Baunei, nella costa est. I padri esploratori del Selvaggio blu hanno percorso i sentieri dei pastori e delle loro greggi, così come quelli delle antiche mulattiere dei carbonai di fine 800, alla scoperta di veri e propri percorsi naturali. Le panoramiche mozzafiato si aprono all’improvviso: è un’incredibile tuffo nella natura incontaminata. L’immersione nella macchia mediterranea è meravigliosa anche nel Trekking delle Sette Cale, da Biriola a Mudaloru. Un sentiero a tratti a picco sul mare, coinvolge ed emoziona: grotte, anfratti, terra rossa, colonne stalagmitiche e poi scenari e cornici di acque cristalline. Tra i grandi itinerari naturali però sono senza dubbio da menzionare il GTS (Grande Traversata del Supramonte) e il GTG (Grande Traversata del Gennargentu) che tra l’altro possono essere facilmente collegati in modo da creare un unico percorso, la Grande Traversata del Supramonte. E’ un itinerario che attraversa in senso longitudinale il massiccio supramontano, cuore selvaggio della Sardegna. Senza allontanarci troppo, impossibile non restare affascinati dalla Gola di Gorropu. Considerato uno dei canyon più profondi d’Europa, questa perla del Supramonte merita di essere vista vissuta e osservata passo dopo passo. La gola, alta 500 metri, essendo raggiungibile unicamente a piedi ha preservato il suo fascino selvaggio e sembra inghiottire il visitatore nella sua maestosa imponenza di pietra.
Per i più avventurieri, e per i veri amanti della costa, del vento e degli infiniti profumi della macchia mediterranea è stato creato il cammino coast to coast che tocca le 100 torri costiere dell’isola. Il cammino 100 torri segue il periplo della Sardegna, senza mai allontanarsi dalla costa. E’ da considerarsi un long trekking o hiking. Si cammina principalmente su spiaggia e sentieri, meno del 10% è invece asfalto. Si camminerà in mezzo alla macchia mediterranea, nei litorali accarezzati dal vento. Solitamente le torri si trovano spesso sulla cima di un colle o di una montagna, quindi sono ottimi “spot” panoramici. Si cammina anche nelle città costiere o lungo gli arenili che disegnano scenari spettacolari, a seconda della stagione che si sceglie per la partenza. Per la quasi totalità del viaggio si camminerà con un compagno d’eccezione: il mare. Di tutt’altro respiro il Cammino di Santa Barbara, un percorso che si snoda su un itinerario storico culturale e religioso, nella regione del Sulcis-Iglesiente-Guspinese. Si sviluppa lungo un anello di circa 386 chilometri. L’itinerario è stato suddiviso in 24 tappe della lunghezza media di circa 16 chilometri ciascuna. Si cammina sui sentieri, mulattiere, carrarecce e strade sterrate per il 75% del percorso. Il restante 25 % rientra nelle strade lastricate di percorsi urbani e brevi tratti extraurbani asfaltati. Ci sono numerosi dislivelli ma solo alcuni sono impegnativi. Molte tappe sono piuttosto brevi, per lasciare agli escursionisti il tempo di visitare siti di archeologia classica e industriale di particolare fascino e bellezza.
Questa immersione nella natura è possibile anche in sella ad una bicicletta. La sensazione di libertà, di potersi muovere in autonomia e osservare la natura si può vivere programmando un bel tour su due ruote. Tra le numerose proposte che il visitatore potrà valutare, è interessante dare uno sguardo alla Rete ciclabile della Sardegna, un progetto che prevede la realizzazione e messa in sicurezza di oltre 50 itinerari per un totale di 2700 chilometri su tracciati già esistenti, in gran parte strade secondarie, ma pure statali, piste ciclabili e ferrovie dismesse. La rete abbraccia i due terzi dei comuni sardi, compresi sei parchi, quasi cento aree protette e oltre 700 punti di interesse storico e naturalistico. Sarà collegata, oltre che ai gate aeroportuali, portuali e ferroviari, anche a piste ciclabili e percorsi dentro i parchi. Secondo questo progetto si potrà vivere, facendo un esempio, il parco di Porto Conte su tre itinerari: uno attraversa la foresta Le Prigionette, Cala della Barca e Monte Timidone; un altro di sei chilometri e mezzo a Punta Giglio, passando da ruderi della seconda guerra mondiale; un terzo nel comprensorio Monte Doglia-Arenosu lungo una pista ciclabile da Fertilia al nuraghe Palmavera. Sempre al nord ovest, imperdibile il percorso ad anello attorno al lago di Baratz, sulle dune di Porto Ferro, e un terzo sentiero che si affaccia su splendide calette, falesie a picco sul mare e torri spagnole, concludendosi al confine settentrionale delle Prigionette, sempre all’interno dell’area Parco. Ma la regina delle “immersioni” in bike resta sempre l’Asinara. Dall’ex carcere di Fornelli prendono avvio il sentiero dell’acqua: mare, sorgenti, ruscelli, stagni e dighe che lasciano spazio ai ruderi medioevali e al sentiero del granito dove scoprire cave e luoghi di pietre antiche. Dal borgo di Cala d’Oliva partono il sentiero del leccio, fino al bosco di Elighe Mannu, e il sentiero del faro, che passando dalla bellissima Cala Sabina arriva al faro di punta Scorno. La natura qui è indisturbata e selvaggia. L’unico modo per viverla è farne parte, ammirarla e preservarla. Ma ci sono infiniti e innumerevoli percorsi da compiere in sella ad una bicicletta. Tutti incantevoli, da est dove albeggia il sole sulla costa di Orosei, a ovest, sulla Penisola del Sinis,dove l’oro del sole tramonta e si adagia sull’ azzurro dello specchio acqueo. All’interno della Rete ciclabile della Sardegna ci sono anche una miriade di sentieri che attraversano i 4400 ettari del parco della Giara, altopiano basaltico che svetta a 600 metri d’altezza al centro della Sardegna, per poi terminare nella città metropolitana di Cagliari, dove pedalare nella pista ciclabile per eccellenza, quella che costeggia il Poetto e si connette poi dentro i parchi cittadini, come il parco di Molentargius-Saline. Da Quartucciu si può percorrere una strada incastonata tra valli, strapiombi e boschi: attraversando la vecchia orientale sarda ci si immerge nell’ oasi dei Sette Fratelli, un parco regionale di 58 mila ettari, unico nel suo genere e ricco di sentieri immersi nella foresta e cime che raggiungono i mille metri. Dopo la salita di Burcei, si apre il golfo degli Angeli e da qui nuovamente discesa, con vista sulla panoramica dell’hinterland cagliaritano.
Quasi scontato che la Sardegna sia la terra più adatta per fare sport all’aria aperta: surf, vela, kajak, canoa, windsurf, sup, snorkeling, beach tennis, beach volley e qualsiasi attività a contatto con la natura. Uno degli sport considerato “estremo”, che oggi si affronta in totale sicurezza ed è praticabile in alcune ferrate anche dai meno esperti è l’arrampicata sportiva e il percorso delle ferrate. Ce ne sono una decina sparse per il territorio. La Sardegna vista dall’alto di un faraglione o di una vetta: un’ emozione imperdibile. Impossibile raccontarvi anche solo la meraviglia dell’orizzonte dopo aver scarpinato su Pan di Zucchero, nella costa sud-ovest dell’isola. Il “vecchio sentiero dei minatori” permette di raggiungere la sommità del faraglione di Pan di Zucchero, il più grande del Mediterraneo alto 133 metri. Si raggiunge con il gommone il vecchio attracco delle bilancelle e da qui si sviluppa la ferrata su cenge collegate da tratti verticali. La struttura della ferrata è ottimamente attrezzata e permette di muoversi in totale sicurezza. Altrettanto spettacolare è la via ferrata di Punta Cannone. Siamo dalla parte opposta, a nordo-vest. Punta Cannone è il picco più alto di Tavolara: con i suoi 564 metri d’altezza, impera sulla Costa Smeralda e sulla Gallura. Il percorso che conduce alla sommità di Tavolara ha come punto di partenza la Spiaggia dello Spalmatore di Terra, ubicata nell’estremità occidentale dell’isola. Per affrontare questa via, bisogna seguire un percorso attrezzato EEA (Escursionista Esperto Attrezzato) che dalla Bocca del Cannone (pianoro chiamato anche ‘pratone’) permette di raggiungere la vetta. Sempre sull’isola di Tavolara è possibile intraprendere un altro percorso su una via ferrata, più impegnativo rispetto a quello appena descritto ma sicuramente più panoramico. Stiamo parlando della via ferrata degli Angeli. E da qui, la contemplazione è d’obbligo. Niente di più meraviglioso può riempire l’animo umano ed è qui che si comprende la maestosità della vita.