“La decisione della Dirigente scolastica di Decimoputzu che ha negato al Parrocco del paese di benedire le aule scolastiche in occasione delle festività pasquali per un presunto tutelare i bambini di religione musulmana è’ sbagliata e rischia di alimentare al contrario un clima di odio e intolleranza” a dichiararlo è Salvatore Deidda, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia che qualche anno fa, da vice coordinatore PdL, aveva stupito i più andando a visitare la comunità musulmana di Cagliari durante la preghiera del venerdì e aveva aperto un dialogo con l’allora portavoce Sulaiman Hamzy e altre comunità, come quella libanese, combattendo una falsa cultura della tolleranza e un ignorante islamofobia dilagante.
” Non si sono mai registrati problemi ne richieste di abbandonare le nostre tradizioni religiose anzi c’è un profondo rispetto verso la religione cattolica e cristiana. Si sentono offesi quanto noi se qualcuno nega e offende la fede religiosa ” continua l’esponente di Fdi-An
“Negando, nascondendo, le nostre radici cristiane non aiutiamo ne creiamo una convivenza basata sul rispetto. Rispetto reciproco e non tolleranza. Tolleri ciò che non sopporti, mentre bisogna insegnare che qui c’è una tradizione e una cultura cattolica cristiana. Cosa ci può essere di offensivo in una Benedizione o in una preghiera. È’ un comportamento, questo della dirigente, doppiamente errato per il messaggio. Per i cattolici e per gli stessi musulmani. Se a qualcuno da fastidio questo, può benissimo lavorare nelle feste comandate e cambiare anche nazione>> conclude Salvatore Deidda, dando piena solidarietà al Parrocco Don Casti.
Sull’episodio interviene anche l’eponente di Forza Italia, Ugo Cappellacci. “Questa “moda” secondo la quale per rispettare una religione bisognerebbe rinunciare alla propria o cancellare le tradizioni e la cultura di un popolo è dannosa – dice – alimenta le tensioni anziché mitigarle e fa avanzare quel “nulla” che è terreno fertile per ogni intolleranza. Non è credibile infatti chi per proporsi come campione di tolleranza non rispetta la propria cultura. Siamo arrivati all’assurdità che la pratica di una tradizione nostrana viene considerata offesa ad un’altra. E’ il massimo livello di intolleranza: quella verso sé stessi. A furia di inneggiare al “jesuisqualcunaltro” e al “boldrinismo” esasperato ci stiamo dimenticando chi siamo noi. E il rispetto per la nostra cultura, le nostre tradizioni, il nostro credo non meritano pari dignità? Solo chi rispetta la propria identità ha la sensibilità per rispettare quella altrui”.











