Sulla decadenza di Alessandra Todde è guerra su tutta la linea. Dopo la (ovvia e inevitabile) decisione del governo Meloni di resistere davanti alla corte costituzionale contro il ricorso della Sardegna che sul caso decadenza ha sollevato il conflitto di attribuzioni, ritenendo che la legge nazionale applicata invada le competenze regionali, lo scontro si è infiammato, mentre si attende una doppia decisione: da un lato, la corte costituzionale dovrà stabilire se esiste un conflitto di attribuzione tra enti; dall’altro, il 22 maggio il tribunale ordinario di Cagliari si pronuncerà sul ricorso presentato dagli avvocati della governatrice, che chiedono l’annullamento dell’ordinanza-ingiunzione con cui lo scorso 3 gennaio le è stata imposta una sanzione da 40mila euro e la decadenza dall’incarico per irregolarità nelle spese elettorali.
Michele Ciusa, esponente del Movimento 5 Stelle in consiglio regionale, accusa l’esecutivo di voler trasformare la vicenda in una “rissa politica” e sottolinea che il vero obiettivo della mozione approvata dall’assemblea sarda è la difesa delle istituzioni democraticamente elette. Sulla stessa linea Pd e Sinistra Futura, Progressisti ovviamente sulla scia degli alleati ma con un non scontato e anzi molto significativo richiamo al “massimo rispetto delle istituzioni”.
Da parte sua la presidente Todde, dopo le pesanti accuse ai giudici all’indomani della notifica dell’ordinanza, tacciati più volte e in più occasioni di voler sovvertire il voto popolare dell’anno scorso, negli ultimi giorni ha cambiato radicalmente linea e scelto la strada del silenzio, non senza aver sottolineato l’opportunità di lasciar lavorare avvocati e giudici senza interferenze politiche.













