Traccas, gruppi folk, cavalli, galline, capre e i buoi per trainare il Santo per le vie del centro abitato preceduti dalle rappresentazioni di giovani e over che hanno descritto la vita contadina, quella che da secoli è il settore trainante del territorio. Un mondo duro e faticoso, che non conosce orari e giorni di festa ma che consolida lo stretto rapporto tra uomo e natura, quello che, attraverso la lavorazione della terra, regala i beni primari. In origine erano pochi gli strumenti utilizzati, gli animali davano il loro prezioso contributo con la forza nel trainare l’aratro: piccoli e rumorosi trattori hanno, poi, preso il sopravvento per far spazio alle macchine di ultima generazione che agevolano il lavoro degli agricoltori i quali, però, conservano ancora le tecniche e i segreti appresi e tramandati dalle generazioni del passato. Una pratica che interessa la maggior parte dei territori isolani, quelli che oggi sono minacciati da distese di pannelli fotovoltaici e pale eoliche: ecco, così, che Sant’Isidoro ha un richiamo ancora più forte quest’anno, il simbolo al quale si ci affida per la fertilità della terra e per i raccolti abbondanti e prelibati.
Dopo la solenne processione, avvenuta sabato a Sinnai, e ieri a Serramanna, il consueto pranzo in cui, centinaia tra ragazzi e ragazze, si sono ritrovati per concludere i festeggiamenti. Domenica prossima si replica a Villasor: in programma, infatti, la 341^ edizione della festa, la scadenza per le iscrizioni di traccas, cavalli e calessi è stata prorogata sino al 16 maggio.












