Corso Vittorio Emanuele, come era e come si presenta adesso, fruibile, pedonalizzato. Asfalto e auto su ambedue i lati, la visuale di un tempo: “Ecco cosa era sa Passillara casteddaia – scrive ironicamente il consigliere comunale Fabrizio Marcello – durante la giornata per le vie del quartiere le ore erano scandite dalle “urla” dei diversi ambulanti che invitavano gli abitanti a comprare i loro prodotti, la globalizzazione per fortuna era ancora molto lontana come erano lontani anni luce anche i centri commerciali”.
CORSO VITTORIO, I RICORDI. E nei ricordi indelebili appartenenti alla bella epopea del dopoguerra dove i nostri padri avevano una gran voglia di ricostruire la nazione, distrutta dalla spietata guerra civile, per assicurare a noi piccoli un futuro migliore ecco nelle vie del quartiere il venditore di frutta e verdura con il suo negozio mobile, ovvero un carro trainato da un asino che vendeva “figu murra o scritta , muscareddu , piringinu e pira camusina “,il vecchietto ortolano con il suo carrucciu offriva “arravunelleddu belle e friscu”, s’apixedda che proponeva “varecchina e sapone a sborno”, la donna con sa crobi bendiara “murtaucci durci durci” e “ulione”, s’acconciacossius, sciveddasa e “peraccusu”, “scoppetine” e “battipanni”, s’accuzzaferrusu. Nel pomeriggio a bordo del suo carretto triciclo entrava in scena il gelataio con le sue “cassatine granite” e “coni gelati”.










