Si fa sempre più consistente l’ipotesi che Imane Fadil, la testimone dell’accusa nei processi Ruby, sia stata uccisa da una malattia rara. Gli esiti degli esami svolti ieri all’Istituto di Medicina Legale da una squadra di esperti nominata dalla Procura hanno escluso la presenza di sostanze radioattive nel fegato e nel rene della modella marocchina, morta a 34 anni nella clinica Humanitas di Rozzano dopo un mese di agonia. Lo scenario da film del “mix di sostanze radioattive”, diffuso subito dopo la notizia della scomparsa di Fadil da fonti non giudiziarie, non aveva mai convinto il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e i pm Luca Gaglio e Antonia Pavan, impegnati nell’indagine per omicidio volontario.
Gli inquirenti avevano accennato a “sostanze particolari” facendo riferimento a un test nelle urine della donna, ma i prelievi dei campioni di tessuto, effettuati ieri e spediti poi all’Arpa e all’Istituto di Fisica dell’Università Statale, hanno escluso la contaminazione da sostanze radioattive. Come ultimo scrupolo, domani arriverà anche il responso dell’Enea di Roma. Leggi di più sul sito dell’Agi.












