Concorso Polizia di Stato, gli aspiranti allievi “tagliati” fuori dal concorso scrivono a Conte

La lettera al premier Conte dei 455 aspiranti allievi della Polizia di Stato rimasti fuori dal concorso “a causa di una legge discriminatoria, retroattiva, che a giochi fatti, a concorso in atto, elimina tutti i ragazzi che hanno compiuto 26 anni, mentre il bando prevedeva età massima 30”


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Oltre quattrocentocinquanta ragazzi risultati idonei al servizio in Polizia, ma rimasti a casa a detta loro “a causa di una legge discriminatoria, retroattiva, voluta dalla Lega, che a giochi fatti, a concorso in atto, elimina tutti i ragazzi che hanno compiuto 26 anni, mentre il bando prevedeva età massima 30”. Ecco la lettera inviata al Presidente Conte degli aspiranti allievi della polizia di Stato

 

“Illustre Presidente,
Le scriviamo la presente, al fine di illustrarLe la situazione che, in questo periodo, sta penalizzando un corposo
gruppo di giovani, di cui facciamo parte.
All’interno del “Decreto Semplificazioni”, attraverso cui è stato possibile attingere mediante scorrimento dalla
graduatoria di un concorso ministeriale riguardante la Polizia di Stato, per ampliare le unità in tale Forza
dell’Ordine, è presente una grave discriminazione relativamente all’ Art. 11 comma 2-bis, del decreto legge n.
135/2018 convertito, con modificazioni, dalla legge n. 12/2019, che rimanda al medesimo decreto.
Nello specifico, con tale Art. si è dato avvio ad un processo retroattivo con cui sono stati esclusi migliaia di
giovani dallo scorrimento della graduatoria del concorso “893 Allievi Agenti della Polizia di Stato” emanato il
26 maggio 2017, poiché a detta del suddetto decreto, non possedevano i nuovi requisiti previsti.
L’esistenza di tale graduatoria – 893 Allievi Agenti della Polizia di Stato – può essere contestualizzata all’interno
del Concorso 1148 Allievi Agenti della Polizia di Stato – pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica
Italiana – 4^ Serie Speciale “Concorsi Ed Esami” – del 26 maggio 2017 – e in tal senso, se non si considerasse
tale imprescindibile legame, la graduatoria stessa non avrebbe alcun fondamento né valenza.
Nel marzo 2019 è stato dato avvio al procedimento finalizzato “all’assunzione di 1.851 allievi agenti della Polizia
di Stato, mediante scorrimento della graduatoria della prova scritta di esame del concorso pubblico per
l’assunzione di 893 posti di allievi agenti della Polizia di Stato” di cui sopra, approvato con il “Decreto
Semplificazioni”.
In tale contesto, con nostro profondo rammarico, sottolineiamo quanto arbitrariamente sia stato deciso,
escludendo e penalizzando chi, alla data del 1 gennaio 2019, avesse più di anni 26 o non avesse conseguito il
diploma di Istruzione secondaria, contrariamente a quanto stabilito dal bando di concorso del 2017.
Le spiegazioni politiche avanzate dagli esponenti della Lega – partito che ha presentato detto emendamento –
ci invitano a considerare i due procedimenti volti all’assunzione, come due distinti concorsi, ovvero
indipendenti l’uno dall’altro.

Ad oggi, noi ragazzi continuiamo a domandarci come sia possibile giuridicamente considerare questo nuovo
procedimento di assunzione indipendente dal precedente, dal momento che la graduatoria, da cui sono stati
convocati tramite “scorrimento” i candidati per poter espletare l’iter concorsuale, dipenda strettamente dal
concorso del 2017.
Inoltre, la graduatoria così selettivamente modificata, sembrerebbe quasi una convocazione diretta e non
meritocratica. Difatti, molti candidati che hanno conseguito voti altissimi, sono stati esclusi dalla stessa
favorendo in questo modo candidati, sì più giovani e in possesso del diploma di scuola secondaria, ma con voti
di gran lunga inferiori (i candidati esclusi hanno conseguito anche 76/80 e si sono visti scavalcare da chi invece
aveva conseguito 66/80, con un differenziale di 10 domande errate in più).
Con l’avvio del procedimento amministrativo, datato 13 marzo 2019, all’interno del quale sono stati inclusi
solo coloro in possesso dei nuovi requisiti, siamo stati costretti a ricorrere presso il Tar del Lazio il quale, in
prima istanza, ci ha concesso la sospensione del giudizio, consentendoci, in qualità di ricorrenti, di poter
ultimare l’iter concorsuale e ritenendo pregiudizievole tale operato da parte dell’Amministrazione.
Ad oggi, alla fine del percorso di selezione, 455 ricorrentisono risultati IDONEI, anche se con riserva in relazione
al ricorso presentato, a svolgere la mansione del citato procedimento di assunzione.
Facendo testo la decisione del Tar di concederci la sospensione del giudizio anche per un eventuale ”avvio al
corso di formazione”, noi ragazzi ci aspettavamo di essere inseriti nella graduatoria finale di merito pubblicata
in data 13 agosto 2019, cosa che invece non è avvenuta.
Contrariamente alle nostre banalissime speranze, che abbiamo coltivato per un lasso di tempo relativamente
breve, non essendo stati minimamente menzionati, abbiamo dovuto ricorrere nuovamente presso il Tar del
Lazio per chiedere che venisse rispettata la sospensione del giudizio inerente al nostro avvio al corso di
formazione.
Con decreto monocratico del Presidente del Tar del Lazio ci è stato riconosciuto il nostro diritto di essere avviati
al corso di formazione. Sono risultati inoltre vani i tentativi da parte dell’Avvocatura Generale dello Stato, dal
momento che il Tar ha rigettato, la revoca o modifica richiesta per il sopracitato decreto monocratico
presidenziale.
Ad oggi, purtroppo, siamo ancora in una fase di completo stallo. Siamo rimasti in attesa dell’udienza collegiale
che confermasse il nostro avvio al corso di formazione, iniziato il 29 agosto 2019, per chi risulta presente in
graduatoria finale, e, in tale frangente, facendo i conti con il fatto che altri candidati, seppur in posizioni più
basse in graduatoria, ci abbiano scavalcato. Alla data del 13 settembre 2019, il Tar del Lazio, Sezione Prima
Quater, ha pronunziato ordinanza sul ricorso numero di registro generale 5159 del 2019, ACCOGLIENDO le  istanze cautelari e di esecuzione e AMMETTENDO con riserva i ricorrenti al corso di formazione oggetto degli
impugnati provvedimenti. Il medesimo giorno, tuttavia, la medesima sezione giudicante del Tar del Lazio
presenziata dall’On. Carmine Volpe, ha pronunziato analoga ordinanza sul ricorso numero di registro generale
5041 del 2019, CONFERMANDO per la trattazione di merito del ricorso, l’udienza pubblica del 3 aprile 2020.
Stando così gli eventi, abbiamo assistito ad una ulteriore disparità di trattamento, dal momento che stessi
idonei, giudicati dalla stessa sezione del Tar del Lazio, non sono stati ammessi di fatto alla frequentazione del
corso di formazione.
Vista e considerata dunque, la “non ottemperanza” della sospensione del giudizio, ad oggi, ci sono stati arrecati
non pochi danni di svariata natura, in particolar modo per la nostra futura carriera.
Noi ci sentiamo trattati come “merce” scaduta, “come vecchie scarpe rotte”, come perdenti e falliti, come
persone che, nonostante abbiano solide esperienze di vita, per lo Stato non sono abbastanza. A parità di
sacrifici, in termini di tempo ed economici anche sostenuti dalle nostre famiglie, siamo stati trattati
diversamente rispetto a coloro che oggi hanno invece iniziato il corso di formazione.
Con la costituzione di questa nuova coalizione di governo confidiamo che il PD, il quale ci ha sempre sostenuto
in questa vera e propria battaglia, e il M5S, che ha sempre affermato di aver votato e approvato il sopracitato
emendamento contro la propria volontà (specialmente dopo che abbiamo constatato che il 5 settembre,
durante il primo Cdm si è provveduto alla cancellazione di una legge regionale fortemente discriminante),
possano in tempi brevi risolvere questo nodo cruciale in nome della “giustizia”.
Nella speranza di poter contare sul Suo prezioso appoggio in questa importante iniziativa Illustre Presidente,
ci affidiamo al Suo impegno, certi di una risposta in merito.
La ringraziamo per l’attenzione porgendo i nostri più cordiali saluti.

 

Gli Aspiranti Allievi Agenti
della Polizia di Stato


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