Una città sempre più multietnica, multiculturale e multireligiosa. L’inizio del Ramadan, per i musulmani di Cagliari, ha coinciso con la richiesta da parte della comunità religiosa di “un grande cimitero” per seppellire i propri cari. Un luogo che non c’è, e che un domani dovrà essere individuato. Nel mondo della Chiesa c’è chi dice un “sì” pieno alla richiesta della comunità musulmana. È il caso di don Simone Calvano, 47 anni, parroco di piazza Giovanni XXIII: “Ognuno ha diritto di essere seppellito, e quindi avere un luogo dove poter riposare, insieme ai propri cari. Dipenderà dall’amministrazione comunale, penso che comunque ognuno abbia il diritto di poter essere ascoltato”, afferma il don. Che spiega subito che “sì, ognuno deve essere seppellito e avere gli onori per quanto riguarda questi momenti tragici che colpiscono tutti gli esseri umani”. Prima ancora della morte, naturalmente, c’è la vita, spesso difficile per molte persone.
“Qui in piazza Giovanni XXIII è un crocevia di tante persone che provengono da diversi paesi. Proprio nel nostro rione la comunità più presente è quella filippina, molti ragazzi frequentano il nostro oratorio per fare una partita, per giocare e per stare insieme, è una convivenza pacifica e all’insegna della solidarietà”, osserva don Calvano. Che conferma la prima e principale missione della Chiesa, aiutare tutti, senza nessuna distinzione: “Il nostro centro di ascolto lavora molto sui disagi, non solo quelli delle famiglie del nostro quartiere ma anche per le persone immigrate che chiedono aiuto”. Quanti sono gli stranieri che bussano al portone della parrocchia? Circa una trentina, sono quelli che stazionano qui in piazza, in più abbiamo anche un servizio di recupero scolastico e la maggior parte di quelli che aiutiamo sono extracomunitari che in casa non hanno chi possa aiutarli nei compiti e negli studi”.









