La separazione era avvenuta un anno fa, per il divorzio si sarebbe dovuto attendere il mese di aprile. Piero Carta e Monica Vinci avevano deciso di percorrere altre strade il giudice aveva deciso di affidare la loro figlia, Chiara, alla donna: “Noi, però, avevamo presentato un’istanza, ricordando il ricovero per problemi psichici che aveva subìto la Vinci nel 2015. La donna, però, ha portato al giudice un certificato medico dove veniva attestato il buono stato di salute, e allora la nostra richiesta non ha trovato accoglimento, è stata respinta”. A dirlo è Filippo Cogotti, l’avvocato che sta tutelando papà Piero. Domani, martedì 21 febbraio, a Oristano, l’autopsia sul corpicino della bambina, in azione il medico legale Roberto Demontis. “Chiara, appena compiuto 14 anni”, spiega Cogotti, contattato da Casteddu Online, “avrebbe potuto decidere se stare con la mamma o il papà. E lei, al padre, aveva già detto che voleva stare con lui”. Sabato pomeriggio il dramma: la madre le ha sferrato venti fendenti con un coltellino, poi le ha avvolto un cavo attorno al collo e, lasciandola morire in una pozza di sangue, si è buttata dalla finestra di quell’abitazione, di proprietà dell’ex marito, che le era stata assegnata.
Le indagini, a cura del pm Valerio Bagattini, vanno avanti. Monica Vinci è accusata di omicidio volontario: “Aveva come unica fonte di sostentamento i soldi che ogni mese le passava Piero Carta. Aveva lavorato, tanti anni fa, ma solo per un breve periodo”. Intanto, per il padre il dolore sarà molto lungo: “È lui ad avere trovato il corpo, senza vita, di Chiara. Ha deciso di intraprendere un percorso di cura insieme ad uno psicologo”.











