Capoterra contro le 809 richieste di allaccio di impianti di produzione di energia rinnovabile alla rete elettrica nazionale: no a 68.970 ettari, con una estensione uguale a quella di ben 86.212 campi di calcio, di impianti solari, a 2.479 pale eoliche in terra e a 1.188 in mare per una produzione che può soddisfare 50 milioni di abitanti. Firmata una delibera che dichiara
“l’assoluta indisponibilità ad accogliere, nel territorio comunale, stazioni di atterraggio di cavi sottomarini provenienti da impianti off-shore ovvero di far transitare gli stessi nella terraferma”. Nuova presa di posizione da parte dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Beniamino Garau che, dalle parole, è passata ai fatti. Il Comune non concede spazio alle multinazionali energetiche, si allea alla difesa dello “splendido ed incontaminato paesaggio della Sardegna rischia una autentica devastazione, essendo incredibilmente previsti “ventilatori” perfino davanti alla Reggia nuragica di Barumini, alla Basilica di Saccargia, al Redentore di Nuoro o al Mont’Albo di Lula”.
Nella delibera approvata ieri in consiglio comunale si sottolinea anche che “nel caso di impianti eolici a mare sarebbe addirittura vietata la pesca professionale, con un ulteriore danno sulla nostra economia e sulle nostre tradizioni”. Occorre, quindi, “bloccare sic et simpliciter questo processo di deformazione del paesaggio sardo, che invero racchiude la storia millenaria di un’Isola, dagli insediamenti nuragici all’emporio fenicio, dalla fortezza cartaginese all’urbe romana, passando da capoluogo bizantino a capitale arborense”. Le possibili soluzioni? “Si rende, dunque, improcrastinabile la predisposizione di norme urbanistiche puntuali in grado di garantire la massima tutela relativamente ad aree gravate da rischi idrogeologici, le zone di protezione speciale, gli habitat di emanazione comunitaria, le delimitazioni di parchi e compendi naturalistici, i beni identitari, archeologici e monumentali, i Siti di Importanza comunitaria, le aree di tutela Igp, Doc e Dop che sovraintendono ad un tessuto economico rilevante come le produzioni agricole e agropastorali”. Tale normativa urbanistica, insomma, assume carattere d’urgenza “in relazione al rischio di una «massiva» devastazione del territorio sardo, con gravi e irreversibili ripercussioni in ogni ambito territoriale, compreso lo stravolgimento dell’assetto urbanistico della Sardegna e il venir meno della competenza primaria della Regione nell’ambito della pianificazione «Urbanistica», in un giusto e coordinato equilibrio territoriale”. Il consiglio comunale quindi “ritiene indispensabile salvaguardare il paesaggio sardo dalla devastazione prevista e aderisce formalmente alla proposta di legge di iniziativa popolare in fase di presentazione. Manifesta la più viva contrarietà ad ogni e qualsivoglia ipotesi di speculazione finanziaria connessa alle energie rinnovabili, la cui programmazione dovrà obbligatoriamente rispettare il paesaggio e le tradizioni, nonché garantire un vantaggio economico per le popolazioni”.













