Caporalato nel settore agricolo:11 lavoratori in nero nel Cagliaritano

Sfruttamento della manodopera nella Provincia di Cagliari: 5 aziende sono risultate versare in condizioni di irregolarità ed all’interno di esse è stata accertata la presenza di ben 11 lavoratori occupati completamente al nero, tra cui un bracciante di nazionalità marocchina


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Sono proseguite nella provincia di Cagliari, anche nel corso della settimana appena conclusa, le operazioni di vigilanza congiunta Comando Provinciale Carabinieri di Cagliari, Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro  (NIL)e  Direzione Territoriale del Lavoro di Cagliari-Oristano (DTL). Le operazioni si inseriscono nel quadro delle attività programmate sul piano nazionale dal Comando Carabinieri Tutela del Lavoro  e dalla Direzione Generale della attività ispettiva del Ministero del Lavoro al fine di contrastare e prevenire il fenomeno del caporalato ed in generale dello sfruttamento della manodopera clandestina ed irregolare nel settore agricolo, assurti tristemente agli onori della cronaca nazionale dopo le recenti morti sul lavoro dei braccianti agricoli in Puglia.

I Carabinieri del NIL e gli Ispettori della DTL di Cagliari, coadiuvati dai Comandi Stazione Carabinieri competenti,  hanno intensificato nel corso della settimana i controlli nei territori di Samassi, Decimomannu, Teulada e Serramanna, particolarmente nel settore della produzione del carciofo. Sono state ispezionate  15 Aziende operanti nel settore agricolo ed esaminata la posizione di circa 40 lavoratori. Cinque aziende sono risultate versare in condizioni di irregolarità ed all’interno di esse è stata accertata la presenza di ben 11 lavoratori occupati completamente al nero, tra cui un bracciante di nazionalità marocchina.Per due Aziende è stata anche disposta la sospensione dell’ attività imprenditoriale, in quanto risultavano occupare personale al nero in percentuale superiore al 20% del totale. Alle Aziende agricole  trovate in condizioni di irregolarità verranno contestate sanzioni amministrative per complessivi 49.130 euro,  oltre al recupero dei contributi previdenziali e dei premi assicurativi.

 “E’ nei momenti di difficoltà  – osserva il tenente del Comando provinciale dei carabinieri di Cagliari Ivan Giorno – che i vari settori economici (quindi le persone che regolarmente e con fatica vi operano) vanno tutelati, con il rispetto della legge, dall’aggressione di fenomeni (lavoro in nero e capolarato) che, in un primo momento, hanno il fascino della possibile soluzione alle difficoltà contingenti (del datore di lavoro e del lavoratore in difficoltà) ma che, dopo, rischiano di farli precipitare in situazioni ancora più drammatiche e dove il genitore o il figlio che cerca di sostenere la propria famiglia, rischia di pagare il conto più salato (sfruttamento sino alla morte, come è tragicamente successo di recente in altre aree geografiche del paese);  è in quest’ottica e in linea con le direttive Ministeriali di analoga ispirazione che l’Arma dei Carabinieri, con il NIL e con la DTL, sta fattivamente contribuendo a contrastare (cercando di prevenirla) la diffusione di questi insidiosi fenomeni.

 “Gli accertamenti – spiega il direttore territoriale del lavoro di Cagliari e Oristano, Antonio Zoina – consentono di affermare che il fenomeno del caporalato e dell’utilizzo di manodopera clandestina appartiene ad altre realtà territoriali in quanto non riscontrato in Sardegna anche a seguito degli ultimi serrati accertamenti, che hanno consentito di registrare in ogni caso la presenza di una diffusa irregolarità lavorativa nel settore agricolo e relativa per lo più al ricorso al lavoro nero per oltre  un quarto del personale  occupato. I risultati conseguiti, frutto di una sinergia territoriale esemplare traComando Provinciale Carabinieri e Direzione territoriale del lavoro, vanno letti anche in funzione preventiva verso ogni possibile infiltrazione da altre realtà del deprecabile fenomeno del caporalato”