“Le persone del tutto prive della vista nonché gli ipovedenti gravi e i loro accompagnatori, specialmente in età avanzata, devono essere inseriti negli elenchi delle priorità vaccinali. Sono infatti pazienti disabili, fragili, che, a causa dell’esenzione del ticket, rischiano di essere penalizzati”. Lo sostiene Maria Grazia Caligaris, dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme”, facendo proprie le problematiche espresse a più riprese da Maria Basciu, presidente della sezione di Cagliari dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti e ribadite dalla FAND, la Federazione che raggruppa le cinque associazioni storiche dei disabili.
“La situazione vaccinale in Sardegna – osserva Caligaris – sta registrando un’importante accelerazione tanto che l’isola in quest’ultimo periodo ha raggiunto risultati ragguardevoli rispetto al numero delle dosi inoculate. Resta però in alto mare la questione dei soggetti fragili e con handicap visivo e in generale di tutte quelle persone che avendo un’esenzione si sentono di serie b”.
“Le associazioni dei privi della vista – riferisce ancora l’esponente di SDR – lamentano di non avere avuto alcuna risposta alle diverse richieste di chiarimento formulate all’ATS con specifiche note protocollate e segnalano altresì che le priorità vaccinali non sono uniformi nel territorio. Riferiscono infatti che mentre a Sassari si è proceduto a vaccinare i ciechi e gli atleti privi della vista della squadra, lo stesso non è avvenuto a Cagliari. Facendo così ritenere che sia mancata, a parità di condizioni, una coerente e univoca iniziativa sul territorio regionale per identiche categorie”.
“L’auspicio è che si provveda al più presto a elaborare un cronoprogramma per gli invalidi civili al 100% con indennità di accompagnamento, per i ciechi assoluti o con residuo visivo di 1/10 a entrambi gli occhi e per disabili gravi, secondo la legge 104, e i loro familiari e accompagnatori. Ciò consentirebbe a tutte le persone in condizioni difficili di sentirsi meno escluse in un momento in cui, a causa della pandemia, il loro rapporto con la realtà sociale – conclude Caligaris – si è notevolmente complicato costringendoli a una solitudine quasi totale”.









