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Dal 2003 nel tratto del Corso Vittorio tra via Caprera e viale Merello c’è anche un negozio di abbigliamento, gestito da Daniele Aquilotti, 44 anni. Da tre anni il clima è nero, anzi, nerissimo, almeno dentro i metri quadri comprati dall’imprenditore: “Sedici anni fa l’ho pagato 1 milione, cioè tremila euro a metro quadro, un affare. Oggi non so quanto possa valere, ma di sicuro pochissimo. È tutto crollato, la mia azienda è stata distrutta da quando c’è il nuovo Corso, perché la gente non viene più a causa dei parcheggi che non ci sono. Anche un rifornitore con un pezzo di ricambio ha grossissime difficoltà. Chi passeggia nel Corso? Già arrivando all’altezza di via Sassari i cagliaritani si rompono le scatole, non sono maratoneti o i nuovi Mennea”, tuona Aquilotti.
Che mette nel mirino l’amministrazione comunale: “Cagliari non è la Francia o la Germania, dove ci sono strade con uscite laterali ogni venti metri. Ok attirare i turisti, ma non posso esporre la mia vita perché il Comune vuol far venire qui quattro turisti deficienti, che nemmeno mangiano perché lo fanno in crociera e acquistano, se tutto va bene, una bottiglia di mirto. Non passano più i taxi, non passa più la linea 1, era basilare”, prosegue il 44enne, “i miei affari sono calati di oltre il settanta per cento sono alla canna del gas. Una volta un cliente stava acquistando, i vigili gli hanno fatto una multa all’auto e gliel’ho pagata io perché avevo la faccia in terra. Il Comune, oltre a rinnovare le sue cellule cerebrali, deve capire che Cagliari non è una città grande ma piccola, vuota e piena di anziani”. Questi ultimi, secondo Aquilotti, “non possono fare chilometri con buste della spesa pesanti tra le mani”.
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