Nella calza della Befana le tante migliaia di cagliaritani e sardi, abituati sino a marzo 2022 a prendere la metro da piazza Repubblica, non troveranno i nuovi convogli ma carbone. E pazienza se il presente è elettrico e il futuro è “green”. Sfuma, infatti, l’obbiettivo di riportare i treni subito dopo l’Efipania. E un cantiere che, nel solo tratto tra Repubblica e i campi dell’Ossigeno è lungo trecento metri scarsi, bisognerà attendere due anni per la conclusione di tutte le opere. Lo ammette, fornendo gli ultimissimi aggiornamenti in suo possesso, il direttore centrale dell’Arst Carlo Poledrini: “Abbiamo avuto dei rallentamenti per questioni tecniche. Il cantiere contiamo di terminarlo ai primi di febbraio, ma la riapertura di quella che sarà una doppia linea non è di nostra competenza ma dell’Ansfisa, l’agenzia nazionale della sicurezza ferroviaria. Si tratta di un’attività nuova, mai fatta prima”. E, allora, ecco spiegata l’incertezza sui tempi: “Servono le autorizzazioni, dal canto nostro siamo già all’opera e speriamo di riportare la metro a marzo. Intanto, però, assicuro che aumenteremo la dotazione di bus”. E per completare l’intero “anello” sino a piazza Matteotti, passando per viale Cimitero, viale Diaz e via Roma i tempi sono decisamente più lunghi: fine 2024, forse inizio 2025.
E, soprattutto nel tratto di via Dante incastonato tra piazza San Benedetto e i campi da calcio dell’Ossigeno, le attività commerciali chiuse negli ultimi tre anni non riaprono. I cartelli vendesi compaiono sempre, e più ingialliti, sulle vetrine che hanno ospitato, in passato, cartelli e prodotto di una parafarmacia, un negozio di abbigliamento, un bar, una bakery, due rosticcerie e due negozi di abbigliamento. PIù qualche altro piccolo locale dove i proprietari sarebbero intenzionati ad abbattere questo o quel muro per creare spazi più grandi per invogliare possibili investitori a tornare a scommettere sulla strada più stretta per le auto, con le piste ciclabili allo stesso livello dei pedoni, aiuole nuove e una lunga serie di blocchi bianchi di marmo che hanno fatto infuriare più di uno dei negozianti superstiti, con critiche mai così feroci alla Giunta Truzzu.









