Cagliari, supermercati e centri commerciali aperti a Ferragosto: “Inaccettabile far lavorare i commessi anche nelle feste”

Serrande alzate sabato 15 dal centro alla periferia, passando per Santa Gilla e viale Marconi. E c’è anche chi fa l’orario continuato. L’ira dei sindacati: “Nelle feste non si deve lavorare, molto meglio tornare a 25 anni fa quando era tutto chiuso”


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Ferragosto 2020 a Cagliari? Per chi non vuole andare al mare, nei parchi o restare a casa, c’è un’alternativa: l’aria condizionata dei supermercati e dei centri commerciali. La maggior parte, sabato 15, saranno aperti, e c’è anche chi farà orario continuato dalle 8:30 sino a sera. I cartelli sono già piazzati sulle vetrate degli ingressi e “rimbalzati” anche sui social. Aperti i Super Pan, i market del gruppo Coop-Pam e i Gieffe, giusto per fare alcuni nomi. Gli orari? C’è chi fa lo stacco per l’ora di pranzo, tenendo aperto dalle 8:30 alle 14 e dalle diciassette alle venti, chi fa solo la fascia mattutina e chi, soprattutto nei centri commerciali, è pronto a fare orario continuato. Come nel caso del Conad di Santa Gilla e di Carrefour in viale Marconi: in quest’ultimo caso, possibile fare la spesa sino alle ventiquattro. E tutti i market, poi, saranno pronti a rialzare le serrande anche domenica sedici agosto. Insomma, carrelli pronti a “correre” tra le corsie anche nel giorno festivo per eccellenza di ogni estate. Niente di nuovo, soprattutto in Sardegna, ma tanto quanto basta per scatenare furiose polemiche da parte dei sindacati.

 

Giuseppe Atzori, segretario regionale della Fisascat Cisl, è netto: “Bisogna tornare alle chiusure previste per tutte le feste comandate, non è necessario aprire e far lavorare a Ferragosto. I negozi di abbigliamento, per esempio, non aprono. Perchè, invece, i supermercati sì? Serve un intervento del legislatore che obblighi la chiusura per tutte le festività e stabilisca un numero massimo di aperture domenicali. La maggiorazione per il lavoro festivo di ogni commesso, in busta paga, è del trenta per cento, si parla di quindici o venti euro in più. Anche questo aspetto”, sottolinea Atzori, “è inaccettabile. Perchè non torniamo a venticinque anni fa, quanto tutti i negozi erano chiusi a Ferragosto, a Natale, a Pasqua e in tutti gli altri giorni di festa?”.