Stampace nel cuore. I temi dell’accesso indiscriminato nonostante la Z.T.L., dell’invasione di ragazzi e ragazzini, la mancata gestione dell’accesso in centro in occasione delle manifestazioni sono i temi trattati in una discussione tenutasi fra tanti residenti nel quartiere di Stampace. La situazione di degrado, presente in tutti gli altri quartieri storici, degli immobili ed i secolari vuoti urbani, a cui si sono aggiunti gradualmente: imponenti locali e fabbricati che da soli conterebbero dieci volte la popolazione fuggita dal capoluogo negli ultimi decenni. Le Facoltà universitarie, l’ospedale San Giovanni di Dio, la clinica Macciotta ed altri ancora, forse è tardi, troppo tardi e bisognava pensarci in tempo, pensare in grande, pensare alto mentre si c’è limitati all’ordinaria amministrazione ed alle transenne. Non nego assolutamente i rifacimenti ed abbellimenti nella bella città, presumibilmente turistica, una città del commercio, della ristorazione dei tavolini e degli schiamazzi.
L’impatto dello sviluppo incontrollato è stato devastante, a sentire chi si è riunito in via Buragna: non ne possiamo più, ci vogliono scacciare, corriamo ogni giorno il rischio di perdere la pazienza e venir coinvolti in tafferugli. Le scelte amministrative si fanno prendendo spunto e seguendo altre realtà che ci dicono che eccedere con la “movida”, che contrasta la residenza, devi esserne consapevole perché alla lunga i cittadini vengono espulsi se non adotti delle efficaci contromisure.
Ordine pubblico, parcheggi di pertinenza per i residenti, applicazione delle norme sul commercio e sul suolo pubblico. Il San Giovanni di Dio che non deve chiudere, rimanendo un presidio sanitario per ventiquattro ore al giorno. Stampace vorrebbe stare in pace, invece è dolente, come lo sono Castello, Stampace basso, la Marina e Villanova. Tutti luoghi dolenti ma non indolenti. E’ tempo di elezioni e la mia descrizione potrebbe apparire di parte, peraltro la stessa dell’attuale amministrazione, ma è solo amore per il cuore della mia città.
Gianfranco Carboni











