È stato attirato nella casa di un 18enne, già noto alle forze dell’ordine, da una sua compagna di classe che ha fatto finta di essere sua cugina e, con la complicità di un altro minorenne, un ragazzino ha vissuto ore di terrore. È successo a Cagliari, in un appartamento non distante dalla centralissima piazza Repubblica, il 15 gennaio di quest’anno. La notizia è trapelata solo oggi, con tutti i risvolti, perchè è attesa, con molta probabilità, domani, la sentenza del giudice Roberto Cau. La vittima è stata ascoltata dalla polizia e ha ricostruito minuziosamente i fatti: è stato convinto a entrare nell’appartamento del 18enne da una sua compagna di classe, minorenne, che si è finta la cugina. Lui, dopo avergli detto di essere agli arresti domiciliari e avergli mostrato alcune carte, gli ha puntato all’improvviso una pistola, prima a collo e poi alla testa, (solo dopo risultata essere giocattolo), priva di gommino rosso e simile in tutto e per tutto a un’originale Glock. Il motivo? Avrebbe ricevuto una telefonata da parte di un parente che lo avvisava che c’erano le forze dell’ordine sotto casa. Ha quindi accusato il minorenne di avere fatto la spia, facendo una chiamata col cellulare. Solo dopo quasi due ore la vittima, chiedendo espressamente cosa avrebbe dovuto fare per evitare guai peggiori, era riuscita a scappare: “Mi avevano detto di portargli cinquemila euro, poi duemila, dicendomi di chiedergli ai miei genitori con la scusa di avere rotto una tv e uno stereo”. Ma lui, appena arrivato a casa, dopo un primo tentennamento ha vuotato il sacco. Ci sono una serie di prove, come i messaggi scambiati tra lui e la ragazza che ha fatto da “esca”, il giorno dopo, e anche un filmato, estrapolato dagli agenti dallo smartphone del minorenne complice, dove si vede il 18enne minacciare e puntare la pistola contro il giovanissimo. Una situazione orribile, quella che è stata verificata dalle forze dell’ordine. La stessa vittima ha raccontato, a più riprese, tutto nei dettagli, aggiungendo particolari. E tra i messaggi è anche spuntata l’ammissione della presenza di un’arma da parte della stessa ragazzina.
A distanza di mesi il giovanissimo è ancora molto turbato. I suoi genitori, insieme all’avvocatessa Francesca Poddie, attendono anche di sapere se e quando inizierà il processo, al tribunale dei minori, per la ragazza e il ragazzo accusati di essere stati complici del maggiorenne. Una vicenda molto delicata, all’interno della quale ruotano anche disagio sociale e droga, almeno stando alle carte. “Proprio la circostanza che, stando alla perizia psichiatrica, il 18enne non sia del tutto consapevole dell’antigiuridicità delle sue condotte, lo rende socialmente pericoloso. In passato aveva avuto altri problemi legati allo spaccio di droga”, afferma l’avvocatessa della famiglia del ragazzino, Francesca Poddie. “Ringrazio le forze dell’ordine, presenti sin da subito, a partire dalla denuncia e per tutte le indagini. Il pm, durante la sua richiesta di pena, ha detto che c’è un ‘quadro probatorio rassicurante’, cioè che la situazione è sin troppo chiara”. La legale del 18enne finito alla sbarra è Monica Dedoni: “Il mio assistito è seguito da una decina d’anni da esperti per una situazione psichica che è andata a peggiorare, col tempo. La perizia psichiatrica sul mio assistito ha recepito un parziale vizio di mente, è probabile che il giudice ne tenga conto”. E, anche in caso contrario, con l’abbreviato il diciottenne rischia una pena inferiore ai quattro anni: “Successivamente alla sentenza chiederò l’affidamento in prova ai servizi sociali o i domiciliari. Ricordo che un altro procedimento, sempre legato ad arresti domiciliari nei confronti del mio assistito, il provvedimento è stato poi giudicato nullo”.












