Sono tornati a protestare sotto il Consiglio regionale, i professori sardi del Cobas. E le motivazioni, a parte quelle “storiche” legate agli stipendi più bassi d’Europa e ai lavori da fare nei troppi istituti malandati, sono anche quelle legate al dimensionamento scolastico: “Perdiamo 42 autonomie”, ricorda Nicola Giua, segretario regionale Cobas, “questo significa che tante scuole nei grossi centri come Cagliari avranno migliaia di alunni in più. Per fare un esempio, il solo Pacinotti conta già 1800 iscritti, un numero enorme”. Le critiche alla Regione, che poco avrebbe fatto per evitare i nuovi tagli, non sono mancate: “E per noi, in busta paga, sono previste solo poche decine di euro in più, dopo dieci anni di blocco dei contratti. Non servono a nulla, sono aumenti ridicoli perchè bisogna paragonarli all’inflazione e all’aumento di tutti i prezzi. I colleghi tedeschi prendono il doppio di noi e nelle altre nazioni 500 euro in più di noi”. Giua tira in causa anche il Governo Meloni: “Deve garantire l’immissione in ruolo di tutti i precari che hanno 3 anni di servizio, con la modifica delle norme sul reclutamento”.
Tra i vari docenti presenti anche Mauro Mascia, insegnante di spagnolo al De Sanctis Deledda: “Protesto perchè anche quest’anno vengono tagliate quarantadue scuole. Conosco bene il Nuorese e nei paesi i ragazzini vanno a scuola dopo un’ora di pullman, una situazione insostenibile e fuori da ogni logica. Tutto a causa dei tagli, e quest’anno sarà ancora più grave il problema. Si parla dello svuotamento dei nostri paesi interni, mostruoso”, osserva Mascia. “Anche il nostro istituto non raggiunge i mille alunni, sarà accorpato. Sono il decano dei docenti e De Sanctis e Deledda erano sempre stati separati. A forza di accorpare istituti ci sono problemi gravissimi e che si ripercuotono sugli studenti. Noi docenti abbiamo il problema principale degli alunni che arrivano da paesi che non sono vicini. Ho alunni di Pula, Samassi e San Sperate, treni e pullman spesso sono in ritardo o insufficienti per portarli a scuola. I ragazzi dovrebbero andare a scuola nei loro paesi, non a Cagliari”.










