In migliaia hanno invaso le strade del capoluogo sardo per lo sciopero generale indetto dai sindacati di base a sostegno di Gaza: bandiere palestinesi, striscioni e cori hanno accompagnato il lungo corteo partito da piazza del Carmine e diretto verso il palazzo del consiglio regionale.
In prima linea studenti, insegnanti e lavoratori dei trasporti e dei servizi pubblici, uniti nel chiedere la fine delle violenze in Medio Oriente e nel manifestare contro le politiche governative. Lo slogan scelto dalle sigle Usb per la giornata – “Blocchiamo tutto con la Palestina nel cuore” – ha risuonato lungo le vie del centro, scandendo il passo di una protesta che ha superato i confini della semplice rivendicazione sindacale per assumere un valore politico e civile.
Tra i più giovani, la voglia di sentirsi protagonisti. “Non possiamo restare indifferenti davanti a quello che sta succedendo – racconta Martina, studentessa universitaria – oggi siamo qui per dare voce a chi non ne ha”. Dal mondo della scuola è arrivata un’adesione significativa: “La nostra presenza è un atto di coscienza – spiega Antonio, insegnante di un liceo cittadino – educare significa anche trasmettere solidarietà e impegno civile”.
Forte la partecipazione del mondo del lavoro. “Abbiamo scioperato non solo per i nostri diritti, ma perché la pace sia al centro dell’agenda politica internazionale”, afferma Francesca, dipendente del trasporto pubblico. Sulla stessa linea Marco: “Il blocco simbolico delle attività è il nostro modo per dire basta alla guerra e alle complicità economiche che la alimentano”.
Lo sciopero, iniziato a livello nazionale a mezzanotte, coinvolge ferrovie, trasporti locali, scuole, porti e numerosi altri settori. A Cagliari la mobilitazione ha provocato disagi nei collegamenti urbani ed extraurbani, pur con le consuete fasce di garanzia. Ma la giornata, segnata dal grande corteo, registra una forte partecipazione popolare, con migliaia di cittadini che hanno trasformato la protesta in un grande atto collettivo di solidarietà.









