Le risposte, due giorni fa, sono arrivate: “Ci stiamo adoperando per cercare di dare assistenza ai pazienti positivi al Covid, in questi giorni saranno formati operatori che potranno svolgere attività anche in abitazioni dove c’è il virus, domani ci sarà una riunione tra vari enti, tra loro anche prefettura, Ats e assessorato regionale della Sanità. Qualche sviluppo sarà possibile già nei prossimi giorni”. Era il 16 novembre, e le dichiarazioni sono dell’assessora comunale alle Politiche sociali Viviana Lantini. Quarantotto ore dopo, nulla è cambiato. Meglio, nulla è avvenuto: “L’assistente sociale mi ha detto che l’incontro è saltato”, esordisce Gioconda Pinna. L’anziana donna, 81 anni, segue le sue due figlie di 50 e 54 anni, entrambe malate gravi e allettate e, da qualche giorno, positive al Coronavirus. Un doppio contagio che ha portato gli operatori della coop che svolge il servizio assistenziale per conto dell’amministrazione comunale a interrompere il servizio per rischio di contagio. E, nei fatti, a bloccare totalmente l’assistenza. “È una situazione disperata, di emergenza”, dice la Pinna. Che, praticamente per cause di forza maggiore, ha dovuto mettere mano al portafoglio.
“Prima i soldi mi arrivavano grazie al progetto ‘Ritornare a casa’ della Regione. Adesso ho trovato qualche Oss privata, ieri è venuta a casa per lavare e aiutare le mie due figlie. È rimasta tre ore e mezza, dalle 14 alle 17:30, ho dovuto pagare 50 euro. È ingiusto che debba pagare per un servizio che mi spetta, di diritto, gratis. L’operatrice è entrata in casa tutta bardata e protetta, ieri sono anche venuti i medici dell’Usca per fare il secondo tampone alle mie figlie. Speriamo solo che sia negativo. Purtroppo non si è ancora risolto nulla, mi sento abbandonata. Tra quanto sarà possibile avere nuovamente gli operatori della cooperativa? Il loro aiuto è prezioso”.










