“Ti cancello la faccia, ti ammazzo di colpi, prova a ripassare che ti do una passata di colpi, chi ti ha detto di scrivere?”. La notizia dello sgombero, ordinato dalla polizia Locale, del gazebo abusivo e dei tavolini del camion bar dell’Ossigeno ha avuto, come conseguenze indesiderate, gravi minacce. La nostra redazione è stata costretta a rivolgersi alla polizia, protocollando una denuncia. La notizia, ufficializzata dalla polizia Locale, dell’ordinanza di sgombero per gli arredi esterni evidentemente abusivi del caddozzone di via Dante a Cagliari (gazebo, sedie e tavoli, per avere occupato 270 metri quadri anzichè sedici) ha portato anche a conseguenze indesiderate.
Una telefonata intimidatoria, da noi interamente registrata, partita dal cellulare della titolare del camion bar “Non solo hamburger”, Susy Dessì, nella quale un uomo, accanto alla stessa titolare, ha rivolto delle pesanti minacce al nostro cronista: “Ti cancello la faccia”, “Non permetterti più di scrivere sulla nostra paninoteca, vedrai che te la faccio pagare testa di cazzo”, “Te ne accorgerai pezzo di merda, ti ammazzo a colpi la prossima volta”, “Non provare a ripassare perchè te la faccio pagare”. La chiamata è stata fatta pochi minuti dopo la pubblicazione del nostro articolo, dove si dava semplicemente notizia di un provvedimento ufficiale, fatto eseguire dalle forze dell’ordine in un’area pubblica, cioè che deve essere fruibile da tutti e non di proprietà esclusiva di questo o quel privato, tra l’altro privo delle autorizzazioni necessarie.
Una notizia, quindi, che riveste appieno il carattere dell’interesse pubblico, non riguardando il salotto o la cucina di un appartamento privato ma un piazzale nella centralissima via Dante, ma uno dei locali più conosciuti e frequentati del centro di Cagliari che operava in maniera totalmente abusiva con un gazebo enorme senza la concessione per occupare tutto quello spazio. Intimidazioni e minacce, pesanti, che hanno già trovato spazio in una denuncia penale fatta alla polizia di Cagliari, che nelle prossime ore identificherà il telefonista (c’è già un sospettato). Una doverosa forma di tutela per fare in modo che chi pensa che si possa zittire, magari anche con metodi nemmeno degni della giungla, i giornalisti, ha sbagliato sicuramente epoca. E società. La nostra è la stampa libera, e non saranno le minacce a fermarla.
Nella foto, il caddozzone rimasto senza gazebo e la denuncia penale per minacce di morte effettuata stamattina dal nostro cronista.











