La telefonata di rito al numero fisso, per chiedere informazioni sullo stato di salute dell’anziana madre, è quotidiana: “Parlo con i responsabili e le infermiere, mi tengono aggiornata. Adesso, però, ho paura”. A parlare è Andreina Raspizzu, cagliaritana 61enne. Sua madre, Zaira Scanu, ottantaquattro anni, è una delle ospiti della casa di riposo San Giorgio in viale Monastir. Lì, “il virus è entrato”, come ha affermato il presidente, Gianni Masala. Tre pazienti all’ospedale, positivi, altri sette in isolamento al terzo piano. E l’attesa, snervante, dei tamponi da parte dell’Ats. “Mia madre vive lì da maggio, l’ho sentita e vista l’ultima volta via Skype la settimana scorsa. Per il momento sembra stia bene. Era agosto quando, con tutte le misure di sicurezza del caso, l’ho potuta incontrare di persona”. I classici acciacchi dell’età, più qualche complicazione: “Mamma respira grazie alla bombola portatile, collegata ai naselli, soffre di insufficienza respiratoria e renale”. Il Coronavirus, a quell’età, potrebbe rappresentare un problema con la P maiuscola. “Il mese scorso è stata al Binaghi per la visita di controllo annuale, i medici le hanno confermato le cure e la necessità di continuare a respirare grazie alla bombola. Ne ha due, una portatile quando si sposta con la carrozzina e l’altra nella camera della struttura”.
Lì, nel palazzo alla periferia di Cagliari, operatori e ospiti attendono da venti giorni che qualcuno venga a fargli i tamponi. Andreina Raspizzu si unisce al coro dei lavoratori della San Giorgio: “L’Ats deve muoversi e fare subito i tamponi, ci mancherebbe: sono davvero molto preoccupata”.









