Cagliari, il recente episodio verificatosi presso l’Ospedale S.S. Trinità, in occasione del trasferimento di un detenuto per accertamenti sanitari, riaccende i riflettori su una questione annosa: la mancata attivazione del reparto ospedaliero protetto destinato ai detenuti. A denunciarlo è Gianni Loy, Garante delle persone detenute per la Città Metropolitana di Cagliari, che ancora una volta richiama l’attenzione sulla persistente occupazione abusiva del reparto da parte della ASL di Cagliari. La struttura, realizzata oltre dieci anni fa con un ingente finanziamento regionale per garantire la sicurezza durante i ricoveri dei detenuti, non è mai stata utilizzata per la sua funzione originaria. Al contrario, secondo le segnalazioni, il Direttore della ASL avrebbe deciso di adibire il reparto a deposito o laboratorio, in aperta violazione delle norme che impongono la presenza di tali strutture nelle città capoluogo di provincia: “Nell’apprendere del grave episodio verificatosi presso l’Ospedale S.S. Trinità, in occasione del trasferimento di un detenuto per essere sottoposto ad accertamenti sanitari, devo ancora una volta segnalare che perdura da parte della ASL Cagliari l’occupazione abusiva del Reparto ospedaliero protetto da destinare ai detenuti, realizzato oltre 10 anni fa presso l’Ospedale S.S. Trinità. Il
Direttore della ASL Cagliari, continua ostinatamente ad adibire tale reparto a deposito o laboratorio – come denunciato, in occasione di quest’ultimo episodio, anche dal segretario regionale del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (SAPPE) – violando così, sfrontatamente, la Legge che impone la realizzazione di tali strutture in tutte le città capoluogo di province.
La mancata apertura del Reparto, realizzata con caratteristiche tali da garantire il massimo livello di sicurezza, comporta rischi per le persone detenute. Non è infrequente – come avvenuto qualche anno or sono – che un detenuto possa suicidarsi lanciandosi da una finestra, posto che nei reparti normali le finestre non sono protette da sbarre. Né si può tacere sul fatto che la ricerca, volta per volta, di un reparto non attrezzato per la degenza di persone detenute, comporta un eccezionale dispendio di risorse umane degli agenti della polizia penitenziaria, che vengono distratti da altre attività di vigilanza, riducendo così la qualità dei servizi necessari per la vita quotidiana della Casa circondariale. Non è ammissibile, oltretutto, che mentre per chi viola la legge è prevista la pena della detenzione, quando a violarla, in maniera così clamorosa e arrogante, è il direttore di una Azienda pubblica, cioè un funzionario che dovrebbe aver come riferimento collettivo l’interesse generale e che, quantomeno, dovrebbe dare applicazoine alle norme imperative di legge, gli viene consentito di continuare ad infliggere un danno alla collettività.
Nei prossimi giorni, mi riservo di sollecitare tutte le autorità che hanno competenza in materia ad assumere concrete iniziative volte a far cessare l’illegittimità e chiedere l’immediata destinazione del Reparto – che peraltro già reca all’ingresso la targa di “Sezione medicina penitenziaria” alla sua funzione originaria. Si tratta di un Reparto voluto dal legislatore per la degenza, in sicurezza, delle persone detenute
che necessitino di ricovero ospedaliero per la cui realizzazione la Regione Sardegna ha stanziato un ingente finanziamento, predisponendola secondo i criteri indicati dalla legge.
In qualità di Garante delle persone detenute, ho più volte denuniato la grave violazione della legge e segnalato la violazione alla Procura della Repubblica di Cagliari. Ciononostante l’illegalità
ancora persiste”.










